Per vincere la sfida della digitalizzazione, al centro anche delle massicce risorse che arriveranno con il Pnrr, “servono cultura e capitale, soprattutto ora che il sistema d’impresa è stato messo in crisi dalla pandemia” e “cultura, intesa non solo d’impresa ma anche come apertura verso il mondo, curiosità e capacità di saper cogliere il valore nella diversità e nella contaminazione di sapere”. Lo dice ad Adnkronos/Labitalia Nicola Tanzini, founder e ceo di intarget, azienda che da quasi vent’anni accompagna le imprese nella evoluzione e nella continua trasformazione della comunicazione online, costruendo strategie di marca efficaci e misurabili. Nata a Pisa nel 2001, intarget conta oggi tre ulteriori sedi a Milano, Lugano e Shanghai e si avvale di un team internazionale composto da più di 140 professionisti. Tra i suoi clienti, molti famosi brand da Ermenegildo Zegna, a Moncler, De’ Longhi, Brunello Cucinelli. “Oggi in un mondo fortemente globalizzato, le aziende sono chiamate a studiare e capire le culture dei Paesi a cui vogliono rivolgersi e, ora più che mai, il compito dell’imprenditore deve essere di guida, una sorta di “mecenate” attratto dal mondo, in grado di circondarsi di capitale umano – anche assumendolo personale da paesi stranieri – e di avere la cultura adeguata alle sfide che si presentano costantemente”, aggiunge Tanzini. Poi occorre “capitale, perchè credo si debbano mettere le aziende nelle condizioni di poter crescere -aggiunge Tanzini-. Indubbiamente serviranno delle sovvenzioni per sostenere nel breve periodo le aziende, ma servono aiuti per affrontare le sfide di domani. Le aziende italiane riescono a creare prodotti eccezionali ma per poter competere, hanno bisogno di capitalizzazione – capitale sociale, il vero ossigeno per un’azienda – e non di sovvenzioni che portino debito”.
Trasferimento tecnologico tra università e aziende
“Oltra a quanto detto sopra -prosegue Tanzini- sono convinto che servirà puntare molto sul trasferimento tecnologico tra università e aziende, ovvero permettere che la ricerca scientifica e la formazione possano contribuire alla crescita culturale che serve per comprendere come utilizzare i finanziamenti e i fondi che arriveranno con il Recovery Plan. La tecnologia in Italia non manca, ma spesso ci sono delle resistenze, per lo più culturali, ed è comprensibile: davanti a una scarsa comprensione del digitale le aziende, giustamente, sono prudenti negli investimenti”. Per questo la comunicazione, assolve ad un compito fondamentale: “Serve divulgare lo stato attuale dell’innovazione, -dice Tanzini, che è anche un fotografo famoso (nel 2019 ha pubblicato con Contrasto, “Tokyo Tsukiji”, volume di fotografie dedicate al mitico mercato del pesce di Tokyo)- dimostrare come la tecnologia sia nata per aiutarci ad ampliare la nostra capacità razionale nel gestire le problematiche e trasferire la conoscenza: solo così supereremo le sfide della digitalizzazione. Se il trasferimento tecnologico è alla portata di tutti, resta tuttavia legato alle disponibilità economiche aziendali, le quali hanno già subìto il peso del complesso periodo che stiamo attraversando”. “Informarsi, documentarsi e restare aggiornati hanno un costo non solo materiale, ma anche in termini di tempo. Spesso in aziende medio-piccole, prive di una struttura manageriale, l’imprenditore è solo. Quando si trova a dover scegliere tra investire tempo in formazione per raggiungere quel tipo di cultura in grado di comprendere la trasformazione digitale o continuare a guidare la propria realtà, già provata da questo 2020, la scelta ricadrà sicuramente nella seconda direzione. Se si vuole ottenere il cambiamento si deve aiutare la piccola-media impresa, vera colonna portante del tessuto economico italiano”, conclude.
Temporary Manager per ripresa post-pandemia
Oltre il 90% del tessuto produttivo italiano è composto da piccole imprese. A loro si presenta una doppia sfida: quella della digitalizzazione e quella della ripresa del mercato post-pandemia. Una soluzione, dice Tanzini, sono i “Temporary Manager, figure professionali in prestito ad aziende per raggiungere obiettivi concordati entro un termine prefissato”. “Credo possa essere la risposta per guidare le imprese nel mondo post Covid -aggiunge-: da un lato, supportano l’imprenditore mentre questo si può formare, dall’altro, invece, permettono di iniettare cultura aziendale dove questo si sente meno forte, una sorta di ‘contaminazione’ di sapere. Per farlo, sarebbe auspicabile una sorta di voucher del tempo, un sussidio concreto e finalizzato alla diffusione della cultura digitale e del trasferimento tecnologico”. Infatti, spiega Tanzini, “la sottocapitalizzazione delle imprese nel nostro Paese è frutto anche di un problema culturale. Spesso l’imprenditore è restio a mettersi in disparte e far decidere a una struttura manageriale, per questo ritengo servano azioni mirate e strategiche, come ad esempio sovvenzioni per donare ‘tempo’ agli imprenditori e permettere loro di studiare e documentarsi. Il tempo per un imprenditore è una rarità, per questo non bastano i soldi per rialzare il tessuto economico”.
Imprese, qualcosa sta cambiando
Ma qualcosa sta cambiando, anche nel mondo delle imprese. “C’è sicuramente la presa di coscienza che qualcosa deve cambiare -osserva Tanzini-. Basta vedere come in periodo di pandemia ci si sia accorti dell’importanza di sviluppare nuove skill: dalla leadership e la managerialità in remoto a saper essere efficaci nella comunicazione in video. A essere cambiata è proprio la domanda di mercato: botteghe, piccoli negozi e la grande distribuzione, che non avevano mai completamente abbracciato l’online, oggi non possono più farne a meno. Anche qui la cultura però è fondamentale: nel digitale non si può improvvisare. Senza una guida, nonostante i grossi investimenti, si rischia di non ottenere i risultati sperati. Basti pensare che solo nell’ultimo anno il percorso del consumatore è cambiato di pari passo con i social e i suoi meccanismi”. “Prima del Covid, ad esempio, noi lavoravamo molto in progetti di multicanalità integrata ma il 2020 ha stravolto questo paradigma: ci accorgiamo che avrà successo solo chi saprà offrire una proposta di acquisto appagante e su misura. Si dovrà costruire qualcosa non più integrato ma fluido, che permetterà di avere un’esperienza soddisfacente anche a chi decide di restare nel proprio salotto e, ad esempio, attraverso un’esperienza immersiva efficiente, visitare un negozio o il brand con il supporto della realtà virtuale. Un approccio nuovo, di cui molto è ancora da scrivere”, aggiunge Tanzini.
Proiettati sulla digital transformation
Con intarget, partner per la consulenza strategica nel marketing digitale, fondata nel 2001, “siamo fortemente proiettati sulla digital transformation -dice Tanzini-: da vent’anni accompagniamo le imprese nella loro evoluzione digitale aiutandole a capire la raggiungibilità dei loro obiettivi e, in base a questi, a costruire la strategia e gli strumenti tecnologici per raggiungerli”. “Attraverso la consulenza e il trasferimento di competenza ci proponiamo come partner per le aziende promuovendo una formazione interna alle ditte stesse, in modo che siano consapevoli delle scelte che devono intraprendere per raggiungere i traguardi che si sono prefissate”, spiega l’imprenditore, aggiungendo: “Crediamo nella necessità di rendere l’interazione tra persone e brand appagante e, per farlo, supportiamo la crescita culturale delle aziende. Interveniamo attraverso la consulenza strategica nel marketing digitale con un team internazionale in grado di supportare brand nazionali e internazionali a inserirsi nei diversi mercati”.
Pisa, Lugano, Shangai
“Negli ultimi anni, oltre ad aprire a Lugano e Shanghai, abbiamo anche implementato il nostro ecosistema che si compone di quattro Business Unit integrate: in:target per la consulenza strategica verso i brand su attività cross-media e cross-country; in:tech per la consulenza su temi di implementazione di infrastrutture tecnologiche e piattaforme avanzate applicate al marketing; in:studios per l’ideazione e la creazione di contenuti video, photography, motion graphics, 3D & postproduction; in:ux per la progettazione della User Experience e del design come driver di performance adeguando le interfacce delle properties digitali ai bisogni dell’audience”, dettaglia Tanzini. “Stiamo pensando anche ad una sezione dedicata alla formazione con in:academy: la nostra risposta al trasferimento di competenze per aiutare imprenditori e i team manageriali ad acquisire le competenze e affrontare le nuove sfide”, conclude. (di Mariangela Pani)