(Adnkronos) – La Cina annuncia “otto contromisure in risposta alla visita di Nancy Pelosi a Taiwan”. Lo scrive il Global Times, elencando tra le misure la scelta di “sospendere” i colloqui sui cambiamenti climatici tra Cina e Usa e la decisione di “annullare l”organizzazione di colloqui” tra i vertici militari, di “riunioni di lavoro dei ministeri della Difesa” dei due Paesi e di “riunioni del meccanismo di consultazione di sicurezza marittima”. Tra le “contromisure” anche la decisione di “sospendere”, secondo il Global Times, la “cooperazione” sui “rimpatri” riguardo l’ “immigrazione illegale”, sull’assistenza giudiziaria in materia penale, nella lotta alla criminalità transnazionale e per le politiche antidroga.
Nel frattempo l’ambasciataore cinese negli Usa è stato convocato alla Casa Bianca per “condannare l’escalation di azioni di Pechino contro Taiwan” e ribadire che gli Usa “non vogliono una crisi nella regione”, dopo la visita di Nancy Pelosi. Lo scrive il Washington Post.
“Dopo le azioni della Cina nella notte – afferma John Kirby in una dichiarazione fornita al Post – abbiamo convocato l’ambasciatore Qin Gang alla Casa Bianca” per protestare per “le azioni provocatorie” della Cina. “Abbiamo condannato le azioni militari della Cina, che sono irresponsabili e in contrasto con il nostro obiettivo di lunga data di mantenere pace e stabilità nello Stretto di Taiwan”.
La Casa Bianca, scrive il Post, ha ribadito a Qin di voler mantenere aperte tutte le linee di comunicazione e che non ci sono modifiche rispetto alla politica di “una sola Cina” seguita dagli Usa, ma ha anche sottolineato di ritenere “inaccettabili” le azioni di Pechino e insistito sulla difesa dei “suoi valori nell’Indo-Pacifico”. L’incontro, rivela il giornale citando un funzionario della Casa Bianca, è stato tra Qin e Kurt Campbell, coordinatore per l’Indo-Pacifico. E’ stata l’occasione per evidenziare a Qin, ha detto Kirby, il comunicato del G7 e la Casa Bianca ha anche manifestato sostegno per la dichiarazione dell’Asean che chiede a tutte le parti di ridurre le tensioni e impegnarsi nel dialogo.
“Abbiamo chiarito ancora una volta – ha detto Kirby – che nulla è cambiato rispetto alla nostra politica di ‘una sola Cina’. Abbiamo anche chiarito che gli Usa sono pronti ad affrontare ciò che Pechino decide di fare”. “Non cercheremo e non vogliamo una crisi. Allo stesso tempo non saremo dissuasi dall’operare nei mari e nei cieli del Pacifico orientale, nel rispetto del diritto internazionale, a sostegno di Taiwan e a difesa di un Indo-Pacifico libero e aperto”.
Il Post evidenzia come la Casa Bianca abbia cercato di smorzare le tensioni con la Cina prima e durante la visita della Pelosi a Taiwan, che Pechino considera una “provincia ribelle” e su cui non tollera “interferenze”. Secondo il funzionario della Casa Bianca praticamente tutti i più alti funzionari dello staff della sicurezza nazionale di Biden avevano espresso in privato forti riserve sul viaggio e sui tempi, preoccupati perché le tensioni tra Usa e Cina sono già alte e Washington cerca la cooperazione del gigante asiatico per l’Ucraina e altre questioni.