Bisogni dei pazienti, tecnologia, visite da remoto, corretta informazione sulle patologie. Sono i temi da cui parte il dialogo sull’oncologia e l’ematologia prossima futura, sviluppati in gruppi di lavoro composti da medici e pazienti per il neonato progetto ‘Switch on’, promosso da Sanofi e presentato oggi in un nutrito incontro on line, dedicato alle sfide e alle opportunità che, in campo oncoematologico, dovranno essere affrontate nel prossimo futuro. Attraverso il progetto saranno avviati specifici tavoli di lavoro con l’obiettivo di sviluppare proposte concrete per migliorare l’assistenza e la qualità della vita dei pazienti.
Tre le sfide principali quelle di: sviluppare una ‘vera’ telemedicina al servizio del paziente, potenziare la medicina territoriale attraverso un rapporto di più stretta collaborazione tra ospedale e territorio, migliorare l’organizzazione dei servizi al paziente e l’informazione da fonti attendibili on line. Obiettivi individuati soprattutto alla luce delle criticità emerse durante i mesi della pandemia di Covid-19, raccolte da una survey condotta da Havas Life su circa 200 interlocutori tra oncologi ed ematologi, pazienti con mieloma multiplo, caregiver di persone con tumore al polmone e associazioni di pazienti.
La pandemia – emerge dall’indagine – ha messo in luce lacune e opportunità in aree di grande rilievo per la sanità e la salute del nostro Paese, su cui è diventato sempre più urgente e strategico intervenire: prima fra tutti la telemedicina. Dai dati della survey è emerso che secondo 9 medici su 10 la tecnologia ricoprirà un ruolo sempre più decisivo nello sviluppo della professione medica nei prossimi 2-3 anni. Sette medici su 10 ritengono inoltre che potrà migliorare la qualità della propria professione, grazie al risparmio di tempo dedicato alle pratiche burocratiche e grazie alla condivisione di dati e referti con altri medici per una presa in carico multidisciplinare del paziente.
Durante l’emergenza Covid-19 l’offerta di terapie ai pazienti oncoematologici non ha subito rallentamenti, ha subito invece una flessione la prevenzione sia primaria che secondaria dei pazienti non-Covid. Tra le azioni indicate come prioritarie per il post-emergenza risalta, dunque, quella sull’istituzione di servizi in grado di rafforzare l’assistenza domiciliare e la medicina territoriale. Dalla survey inoltre è emerso come circa 8 medici su 10 pensino che un supporto trasversale ai pazienti, da quello psicologico a quello nutrizionale e motorio, rappresenti uno tra i principali bisogni a cui sarà necessario rispondere nel prossimo futuro.
Inoltre, la comunicazione mediata da strumenti digitali, ad esempio, viene ritenuta idonea solo in alcune fasi del percorso di assistenza e cura del paziente, come i controlli e i follow-up, e non nelle fasi diagnostico-terapeutiche. Per quanto riguarda la necessità di un alleggerimento del carico sugli ospedali – in previsione del perdurare o del riproporsi in futuro di restrizioni simili a quelle messe in atto durante la pandemia – è possibile solo sopperendo alle carenze strutturali, burocratiche e di organico: potrà essere necessario dunque limitare gli accessi non necessari del paziente in ospedale, incrementando strumenti alternativi di gestione non emergenziale e migliorare la gestione dell’informazione ai pazienti.
In merito all’informazione dei pazienti in autonomia, attraverso ‘dottor Google’, i clinici, sottolineano la necessità di sviluppare piattaforme on-line, e un maggior numero di fonti attendibili da mettere a disposizione di malati e caregiver. Le campagne di sensibilizzazione, per esempio quella sulla vaccinazione oncologica, svolgono un ruolo fondamentale per la prevenzione e la conoscenza su patologie e terapie.