Due i concetti fondamentali: formalmente sono ancora tutti dentro. E chi esce paga. Florentino Perez ribalta la situazione legata alla Superlega, creata e distrutta nel giro di due giorni. Un terremoto scaturito dall’addio delle inglesi, seguite poi da tutte le altre. Italiane comprese, che ieri hanno rilasciato comunicati in cui annunciavano l’addio alla nuova lega.
Il presidente del Real Madrid, intervenuto a El Larguero della Cadena Ser, ha voluto chiarire alcuni punti: “Ci hanno voluto uccidere, come se avessimo tirato una bomba atomica. In vita mia non avevo mai visto tanta aggressività. Aggressività di gente che non vuole perdere i propri privilegi”.
Poi ha precisato: “La Superlega non è morta. Dicono che la Juventus se n’è andata, e non è così. Dicono che il Milan se n’è andato, e non è così. Anche gli inglesi sono ancora dentro, come il Barça. Siamo ancora tutti dentro perché per uscire bisogna pagare una penalizzazione”.
“Tra noi 12 c’è sempre stata una società inglese meno convinta degli altri, e che ha contagiato negativamente il gruppo – ha spiegato Florentino Perez – Tra le altre società inglesi ci sono diverse persone in là con gli anni, si sono spaventati. Ci sono tanti americani che hanno club in Nfl, in Nba, hanno altri interessi, non si aspettavano questa aggressività, si sono preoccupati. Avevamo un accordo vincolante ma abbiamo preferito farci da parte”.
Ha concluso: “Non possiamo intraprendere azioni legali però si, tra noi c’è un accordo vincolante. Il nostro non è un campionato chiuso, può entrare chiunque; non vogliamo uccidere i campionati; i giovani non guardano più il calcio, vogliono vedere un Nadal-Federer tutte le settimane; il calcio è asfissiato dalla crisi, non arriveremo al 2024 se non troviamo più soldi”