”Con la spirale dei prezzi attuali è chiaro che ci sono speculazioni e il rischio è che una volta finito il superbonus, nel 2023 tutta la filiera legata all’edilizia, dalle imprese ai produttori ai tecnici e ai professionisti si vedrà risucchiata in una spirale di perdite, e riprenderà il circolo negativo di crisi antecedente al superbonus”. Così Francesco Miceli, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, interviene dopo la richiesta del presidente dell’Ance Gabriele Buia che chiede l’intervento dell’Antitrust per evitare che con l’aumento delle materie prime vi siano speculazioni con ripercussioni negative sul settore edilizio nel lungo termine.
”Quando legno e ferro aumentano di prezzo a questi ritmi -dice all’Adnkronos- è chiaro che ci troviamo di fronte a manovre speculative, anche internazionali. Ben venga l’antitrust per vigilare sulla correttezza del mercato. Solo quelle imprese che hanno fatto investimenti in materiali prima degli aumenti sono al riparo. Gli altri soffrono una forte distorsione del mercato con aumenti a cascata su tutto”.
Secondo l’architetto per evitare di tornare alla crisi iniziata nel 2008 ”bisognerebbe programmare gli incentivi con tempi più lunghi e non fermare tutto di botto. Si rischia una crisi maggiore. Servirebbe poi maggiore chiarezza nelle procedure. Purtroppo la macchina degli incentivi si è messa in moto in ritardo. Come quella delle facciate che scade il 31 dicembre. Andrebbe prorogata. E’ un errore non farlo”.
Miceli spiega che la dimensione dell’investimento sul superbonus che lo Stato sta facendo contrasta con i tempi di conclusione dell’iter e ”porre fine allo sviluppo del superbonus così come congegnato non consente nessuna programmazione, nè da parte delle imprese, nè da parte degli studi professionali. Se so che una cosa scade in un anno mezzo o due non riesco a fare operazioni di investimento adeguate; imprese e professionisti non sono preparati a lavorare in questo modo. Operazioni importanti richiedono tempi più lunghi, se so che un’operazione richiede 5 o 6 anni ho il tempo di organizzarmi per rispondere alle nuove condizioni di mercato, ma se tutto va a chiudersi in tempi brevi, questo poi pesa sulla fattibilita”.
Secondo l’architetto, la strategia dovrebbe essere quella di varare ”una misura strutturale rivendendo i parametri ambientali e puntando anche sulle città. Bisognerebbe fare un superbonus urbano, non più interventi a spot. Si dovrebbe puntare a un piano per migliorare la qualità della vita delle città, facendole diventare più sostenibili anche dal punto di vista energetico”.