La battaglia contro i superbatteri resistenti agli antibiotici, considerati una “pandemia silenziosa”, sta prendendo una nuova direzione grazie all’uso di virus specializzati chiamati batteriofagi o faghi. In Italia, scienziati stanno sperimentando l’uso di questi faghi per colpire e uccidere i batteri multiresistenti (MDR), una delle maggiori minacce per la salute pubblica. Grazie a tecniche di ingegneria genetica, questi virus possono essere attivati da un impulso luminoso, scatenando la loro capacità di distruggere i batteri resistenti. Questa nuova strategia rappresenta una speranza concreta nella lotta contro le infezioni difficili da trattare.
Il fago M13, al centro delle ricerche, è un virus filamentoso specializzato nell’infettare esclusivamente i batteri. In particolare, è stato ingegnerizzato per agire come una vera e propria arma contro i superbatteri. Attraverso l’aggiunta di sostanze fotosensibilizzanti, i ricercatori hanno dotato questo fago della capacità di generare stress ossidativo nei batteri resistenti agli antibiotici. Il processo funziona grazie all’attivazione luminosa: quando il fago viene esposto a una luce specifica, inizia a produrre una reazione chimica che porta alla morte dei batteri, senza danneggiare le cellule umane. Questo metodo è stato studiato principalmente contro batteri pericolosi come *Acinetobacter baumannii* e *Pseudomonas aeruginosa*.
Aggiornamento ore 16
La peculiarità del fago M13 è la sua fotoattivazione. Attraverso la luce, il virus viene “acceso” e diretto verso il bersaglio, ossia i batteri MDR. Questi batteri sviluppano resistenza agli antibiotici tradizionali, rendendo difficili le cure e spesso limitando le opzioni terapeutiche. Il fago M13, tuttavia, può legarsi alle proteine specifiche di questi batteri e, grazie alla luce, innescare un processo di intossicazione che li elimina. Questa tecnologia potrebbe essere utilizzata come supporto agli antibiotici, aiutando a superare le barriere imposte dalla resistenza batterica.
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In Italia, il progetto Inf-Act, sostenuto dal Partenariato esteso Mur-Pnrr, sta coordinando ricerche avanzate nel campo dell’antimicrobico resistenza. Uno dei principali obiettivi è trovare alternative agli antibiotici, ormai sempre meno efficaci contro i superbug. Stefania Stefani, microbiologa clinica dell’Università di Catania, ha sottolineato come questo approccio possa rappresentare una svolta nella lotta contro le infezioni batteriche resistenti. La comunità scientifica internazionale è già all’opera per regolamentare l’uso di faghi come questi in ambito clinico, anche se l’Europa è ancora indietro rispetto ad altre nazioni.
L’idea di utilizzare i faghi come adiuvanti nella terapia antibiotica apre nuove prospettive. In alcuni Paesi, sono già in corso sperimentazioni cliniche, mentre in Europa si stanno ancora definendo le normative. La possibilità di utilizzare i batteriofagi in combinazione con gli antibiotici potrebbe ridurre la diffusione della resistenza e migliorare la gestione di infezioni complesse. Gli studi condotti fino a oggi suggeriscono che l’ingegneria genetica potrebbe rendere questi virus ancora più efficaci e personalizzabili contro specifici ceppi batterici.
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