Sudan nel caos, sciolto il governo

La crisi sta peggiorando in Sudan, dove il presidente Omar Al Bashir, ricercato dalla Corte penale internazionale con l’accusa di genocidio, ha ordinato lo scioglimento del governo a causa della crisi economica che sta attanaglia il paese. Una crisi molto grave che negli ultimi mesi è stata accompagnata da una carenza di pane, carburante e valuta forte, con un’inflazione sempre crescente. Il 74enne presidente ha anche deciso di ridurre il numero di ministeri, portandoli da 31 a 21, e secondo quanto riferito Reuters ha nominato il nuovo primo ministro Motazz Moussa al posto di Bakri Hassan Saleh. La decisione, come riportato dal quotidiano “Sudan Tribune”, era nell’aria dopo che Bashir aveva annunciato una serie di misure radicali volte a superare la forte crisi economica del paese.

In precedenza Moussa aveva ricoperto la carica di Ministro dell’Irrigazione e dell’Elettricità. Saleh, nominato primo ministro nel 2017, è stato invece confermato come primo vicepresidente, mentre Osman Yusuf Kubur è stato nominato secondo vicepresidente. L’annuncio è arrivato dopo che Bashir ha convocato una riunione di emergenza nel palazzo presidenziale ieri in risposta alle crescenti preoccupazioni sull’aumento dei prezzi del pane e del carburante.

La situazione in Sudan è preoccupante soprattutto in termini di inflazione e allarmanti livelli di liquidità nelle banche commerciali. Nelle ultime settimane le code presso le filiali bancarie della capitale Khartoum sono diventate un appuntamento quotidiano per i sudanesi, con molti di loro ormai privi di denaro. In alcune zone del paese il massimale per il prelievo di contanti è stato fissato a 500 sterline sudanesi (meno di 25 euro). Tutto questo, nonostante la decisione degli Stati Uniti dello scorso ottobre di sospendere l’embargo petrolifero contro Khartoum (anche se rimane la designazione di “stato sponsor del terrorismo”, che dissuade gli investitori).

L’economia sudanese è in crisi almeno dal 2011, quando è stata formalizzata la secessione e l’indipendenza del Sud Sudan, in cui si trovavano i tre quarti dei giacimenti petroliferi del paese. Solo nell’ultimo anno il prezzo di molti beni di prima necessità è raddoppiato, mentre la sterlina sudanese ha perso valore costantemente rispetto al dollaro. Per cercare di frenare il collasso, la banca centrale solo quest’anno l’ha svalutato due volte. Oggi il tasso di cambio ufficiale con il dollaro è uno su ventotto, mentre quello sul mercato nero è uno su quarantuno. Gli avvertimenti di questa profonda crisi erano già lì lo scorso aprile, quando il ministro degli Esteri Ibrahim Ghandour ha informato il Parlamento che il suo dipartimento non era più in grado di pagare gli stipendi del suo personale.