(Adnkronos) – “Il porno alimenta la violenza? Non sono d’accordo, semmai è il contrario”. Così all’Adnkronos l’attore e regista hard Rocco Siffredi, commentando un articolo di Lilly Gruber nel quale la giornalista, dalle colonne di 7, il settimane del Corriere della Sera, individua nella pornografia dilagante online, il colpevole, almeno parziale, dell’aumento dei casi violenza contro le donne e dei recenti stupri – come quello di Caivano o Palermo – commessi sempre più da ragazzi giovanissimi.
“Il problema alla base di questo fenomeno è che il sesso, oggi, è accessibile anche ai minori e in modo indiscriminato. Bisognerebbe fare educazione sessuale ai più giovani, ma anche un’educazione tecnologica in modo che tutti sappiano cosa vedere o non vedere sul proprio telefonino. Non è vero però che il porno incita alla violenza contro le donne o alla strumentalizzazione del corpo femminile; semmai è la violenza insita nella società odierna che si riversa di conseguenza anche sul porno”, precisa Siffredi.
“Io faccio l’attore porno da quarant’anni – prosegue ancora il colosso di Ortona, come viene chiamato nel suo ambiente, – e negli anni ho visto questo mondo cambiare. Quando ho cominciato, negli anni ’80, il sesso lo si faceva in modo normale. Negli anni ’90, poi, abbiamo iniziato a girare le prime scene di rapporti anali, ma di violenza ce n’era poca, quella è subentrata negli anni Duemila, con l’avvento di internet. All’epoca, noi attori avevamo un copione, c’era una storia dietro alle scene di sesso. Oggi non è più così. Oggi ci sono piattaforme che si basano sulla raccolta delle preferenze degli utenti, come delle banche dati, che poi a seconda di ciò che le persone vogliono vedere preparano poi dei contenuti”.
E tra questi, sembrerebbe che le richieste di scene di sesso molto forti, come quelle di gang-bang et similia, siano in forte crescita. “Io ho sempre considerato l’industria del porno lo specchio del sentire della società. E se c’è un aumento della richiesta di questo tipo di scene è perché c’è un aumento di violenza. Ormai molti registi porno – non tutti per fortuna, ma alcuni sì – hanno smesso di preoccuparsi del benessere delle attrici; ad esempio, la donna soffre per una tripla penetrazione anale? Le si fa una punturina per anestetizzare. Non ci si rende conto che così, quello che si anestetizza, insieme a tutto il resto, è la coscienza dei nostri giovani, lasciati soli con in mano un telefono che gli apre un mondo che non sono in grado di gestire e comprendere. I video porno non dovrebbero sostituirsi all’educazione sessuale. Purtroppo nella nostra società lo fanno”.