Il 7 marzo, giorno in cui è stata annunciata la stretta totale sull’Italia, non sono stati tra i tantissimi che sono saliti su un treno accalcandosi alla stazione. Hanno rispettato, con diligenza e senso civico, la decisione presa dal Governo di chiudere il Paese e limitare gli spostamenti tra una Regione e l’altra. I fuorisede rimasti perlopiù al nord hanno chiesto però di rivedere le proprie famiglie.
Hanno scelto di accettare le decisioni imposte per il bene comune: le università sono chiuse, la maggior parte dei lavori ancora ferma, gli affitti, però, vanno pagati. Per questo attraverso lettere aperte e petizioni moltissimi fuorisede hanno chiesto al governo la possibilità di tornare a casa. Richiesta accolta e comunicata dal premier Conte nella conferenza del 26 aprile.
I fuorisede possono tornare a casa
La possibilità di rientro a casa, presso il proprio domicilio, da parte di studenti e lavoratori fuorisede, è stata annunciata da Conte e regolamentata nel nuovo decreto del 26 aprile. Di seguito il passaggio che spiega nel dettaglio gli spostamenti e i le relative motivazioni: “Sono consentiti solo gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità – si legge nel decreto – ovvero per motivi di salute e si considerano necessari gli spostamenti per incontrare congiunti purché venga rispettato il divieto di assembramento e il distanziamento interpersonale di almeno un metro e vengano utilizzate protezioni delle vie respiratorie;”.
“In ogni caso – continua il nuovo decreto – è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in una regione diversa rispetto a quella in cui attualmente si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute; è in ogni caso consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza”. Dal 4 maggio quindi i fuorisede potranno tornare a casa dopo mesi di lontanzanza.