A rendere ripugnante la vicenda del 17enne romano suicida (a seguito del pesante ‘mobbing’ subito ad opera del suo insegnante di matematica), è l’antico e rodato ‘sistema di difesa delle corporazioni’ – tipicamente italiano – contro il quale anche l’etica e la morale perdono la loro ragion d’essere.
Il labirintico percorso ‘burocratico’ che spesso ne deriva, finisce infatti per perdersi in un dedalo di scatole cinesi.
Stavolta però, vista la delicatezza della vicenda, la Procura romana continua imperterrita il suo percorso, andando a scavare nel ‘torbido’, laddove l’indagine del ministero dell’Istruzione – diversamente da come invece si capirà – pareva essersi arenata.
A dare il la al lavoro degli inquirenti, sono state le denunce della madre del 17enne, schernito ed umiliato davanti all’intera classe per i suoi problemi di dislessia ed apprendimento.
Lo studente si era confidato con i genitori, denunciando di essere stato più volte bullizzato da quel professore di Matematica e Fisica, che insegnava al liceo Rousseau dell’Eur.
La donna scrisse più email, mettendo la dirigente scolastica a conoscenza della situazione. Ma non cambiò nulla al punto che, sulle prime, gli inquirenti bollarono il suicidio come un gesto estremo, legato alle classiche turbe adolescenziali.
A ‘smuovere le acque’ fu l’interrogazione parlamentare che presentò Fabio Rampelli (di Fdi), alla quale seguì, per l’appunto, un’ispezione da parte del dicastero dell’Istruzione.
Nel frattempo si è messa in moto anche la Procura di Roma che, in pochi giorni, attraverso le testimonianze dei compagni di classe del giovane, è riuscita a ricostruire la pessima condotta del prof.
Addirittura, sul registro elettronico, spuntò una nota durissima dove, tre giorni prima del ‘fattaccio’, il 17enne veniva umiliato e deriso per le sue difficoltà nell’apprendimento.
L’insegnante è stato quindi indagato per istigazione al suicidio. Ma non solo.
Approfondendo le ricerche, i magistrati hanno scoperto che anche altri ragazzi avrebbero subito lo stesso trattamento, in particolare un’adolescente, ugualmente sofferente di disturbi dell’apprendimento.
Ed anche in questo caso, i genitori hanno presentato le loro rimostranze alla direzione scolastica del liceo.
Così, scartabellando, è emerso che in effetti le ispezioni ministeriali comminarono due procedimenti disciplinari: uno nei confronti del professore di matematica, e l’altro a carico della preside che, scrissero, “Non aveva fatto nulla pur sapendo”.
E dire che la stessa, emerse le indagini della Procura, qualche giorno fa avrebbe dichiarato ad un noto quotidiano romano, che gli strumenti a sua disposizione non le potevano consentire l’allontanamento dell’insegnante. Quindi a sua difesa, la dirigente aveva affermato che “L’ispettore archiviò il caso poiché ritenne che fossero stati adottati tutti i provvedimenti dalla scuola”.
Fortuna l’intervento della procura romana…
Max