“La cosa più importante, è trovare il proprio equilibrio, concedersi una pausa facendosi aiutare da alcune abitudini. Io, per esempio, guardo le mail sempre negli stessi momenti, la mattina presto o la sera, quando i bambini sono a dormire. Per distrarmi, invece, faccio attività fisica, preparo le valige per tutti o mi dedico al giardinaggio. Se si rispettano i primi quattro punti, il cambio di mindset verrà da sé. Piano piano apprezzeremo il rallentare, il concedersi più pause e il silenzio e torneremo dalla vacanza con una nuova energia che ci permetterà di ritornare ai nostri ritmi ma con uno spirito completamente nuovo”.
In questo modo, rivela Francesca Caricchia, Executive Director di ‘Michael Page’, ‘l’indaffarata’ manager cerca di sfuggire ai ritmi incessanti del suo lavoro, quando riesce a concedersi qualche giorno di vacanza.
Perché ‘la dipendenza da lavoro’ è una patologia esistente, certificata sin dal 1971 da Wayne Oates, noto e stimato psicologo americano, che dedicò molto tempo allo studio a quanti ‘crocifissi’ anche nel tempo libero, dalle incombenze lavorative. Un conto è infatti la serietà, l’impegno, altro è la ‘nevrosi’, come andare ben oltre il dovuto, o stare ad immaginare cosa accade in ufficio mentre si è in ferie.
In America viene definito ‘work addiction‘, ed assilla molte più persone di quanto si possa immaginare. Un fenomeno che ultimamente, forse alimentato anche dallo spettro della disoccupazione (ed il ‘caporalato’ silente, molto in voga in diverse aziende), si fa sentire anche da noi.
Visto che, a ridosso delle ferie, questa ‘ansia’ negli States pare essere ormai divenuta una costante, il brand di ‘PageGroup’, Michael Page, il cui mestiere è quello di selezionare qualificati manager, ha pensato bene di stilare u mini decalogo, per aiutare ‘i malati di lavoro’ in vacanza.
Regola N1 – Secondo gli psicologi, chi soffre realmente di questa patologia, è anche capace di abbandonare improvvisamente la vacanza per tornare a lavorare, nascondendosi dietro un generico ‘meglio dare una controllatina’.
Questo perché (ovviamente con le dovute proporzioni), così come capita con le droghe, l’immediata ‘astinenza’ può suscitare reazioni traumatiche. Dunque, per i ‘work addicted’ Page nei primissimi giorni di ferie consiglia di lavorare ma a piccole dosi. Va bene anche dare la reperibilità ma solo per poche ore al giorno, salvo poi iniziare a ‘scalare’.
Regola N 2 – Il secondo consiglio è di quelli che fanno rizzare i capelli in testa a tutti: non usare lo smartphone. Le statistiche purtroppo parlano chiare: circa il 65% dei lavoratori usa spesso ‘lavorare da remoto’, ed i momenti più frequentati sono la sera, la notte, ed i festivi. Certificata la correlazione secondo cui l’uso del telefonino condiziona il nostro organismo (tramite le dopamine), per quanto è bene possibile limitarne l’uso.
Regola N 3 – E’ naturale che sei sempre connesso, lavori al pc, telefoni, discuti, pianifichi, ecc., e poi d’incanto, ti trovi sdraiato su un lettino davanti al mare, è automatico che la mancanza di ‘sollecitazioni esterne’ si faccia sentire. Dunque anche qui per gradi, dobbiamo ‘abituarci’ al relax (non ‘tempi morti’), arrivandoci dopo aver fatto attività ginnica, essersi curati della casa, od aver esercitato un qualche hobby.
Regola N 4 – Una regola che dovrebbe esulare dalla ‘patologia’ in questione, in quanto sarebbe buona norma seguirla sempre e comunque: valutare attentamente con che tipo di compagnia dividere i propri giorni di riposo. Meglio evitare i colleghi, o persone come voi, assillate dal chiodo fisso della professione. Optate per persone semplici e positive, guidate da uno spirito serenamente accomodante.
Regola N 5 – Rivedete la vostra ‘filosofia di vita‘. Non è infatti attraverso il lavoro, o allo status che dobbiamo essere giudicati – e giudicare – lavorare troppo e sempre alla fine crea soltanto danni. Pensare di venire lodati per aver fatto di più mlte volte suscita invece reazioni inverse, finisce che poi da vi ci si ‘aspetti’ tale mole di impegno, uno standard che invece alla lunga non tiene e logora, producendo a volte anche seri danni psicologici. Se da soli non riuscite a gestire l’idea di ‘dover prendere le distanze’ dalla materialità, fatevi aiutare, frequentate un corso di yoga…
Max