”Vent’anni sono tanti e non sono niente, spiace constatare che molte persone, soprattutto i giovani, non ricordano più questa tragedia, o non la conoscono essendo nati dopo e purtroppo nessuno li ha mai informati. E’ la più grande dell’aviazione civile del dopoguerra con 118 morti”. A parlare all’Adnkronos è Adele Scarani Pesapane, la presidente del Comitato 8 ottobre che nella strage di Linate ha perso il marito Maurizio e che di quella “maledetta mattina” ricorda “tutto. Ho alcuni flash ancora nitidissimi”. Nello scontro tra il piccolo Cessna da turismo e un aereo di linea scandinavo persero la vita 114 tra passeggeri e componenti dell’equipaggio e quattro dipendenti della Sea, addetti allo smistamento bagagli, che stavano lavorando all’interno dell’hangar dove l’aereo finì la sua corsa e prese fuoco.
Una tragedia ricordata col vicino bosco dei faggi, con i nomi delle vittime scritti nella cappella dell’aeroporto e con una stele alla fine della pista che ricorda i quattro dipendenti Sea morti, e in generale tutte le vittime. Ma nulla davvero in aeroporto, dove passano i passeggeri, riporta a quella strage. “In effetti si potrebbe chiedere di mettere qualcosa a ricordo all’ingresso, sarebbe un modo affinché ogni viaggiatore sappia quanto successo. In una vecchia assemblea del Comitato avevamo parlato di proporre una stele con i nomi o un qualcosa a ricordo, ora è il caso di riprendere l’idea”, annuncia.
Un altro gesto a memoria è il libro di Francesca La Mantia, ‘Non è colpa della nebbia. La tragedia di Linate raccontata ai ragazzi’. “È un testo estremamente importante per ricordare, è giusto spiegare alle nuove generazioni cosa è successo e lasciare loro una testimonianza scritta. Ho intenzione di portarne una copia in ogni scuola e fare incontri con i giovani. Il libro c’è, il docufilm speriamo per l’anno prossimo si possa realizzare”, conclude Adele Scarani Pesapane.