Faceva freddo a Milano 50 anni fa, il 12 dicembre del 1969, quando una bomba dilaniò i corpi di 17 persone e la quiete democratica dell’Italia, che da quel giorno non fu più come prima. Fa freddo anche oggi, a 50 di distanza dalla strage di piazza Fontana, perché per quei 17 corpi dilanianti alla fine non ha pagato nessuno.
Era un tranquillo venerdì milanese, uno come tanti, gli agricoltori si erano dati appuntamento come sempre alla Banca Nazionale dell’Agricoltura per le contrattazioni. Ad attenderli però c’era una triste fine, provocata da un ordigno contenete 7 chili di tritolo, che portò alla morte 17 persone ferendone 88.
Probabilmente quella di Piazza Fontana non è stata la cruenta strage del nostro paese, ma fu sicuramente quella che diede vita ad un periodo nero per l’Italia, quello denominato ‘strategia della tensione’. Un sottile filo rosso fatto di attentati e minacce capaci di disperdere la serenità di un popolo richiuso nella morsa della paura.
L’inizio degli anni di piombo divampò insieme alla bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, una ferita mai rimarginata che il nostro paese porta addosso da ormai 50 anni. Nonostante i numerosi processi, gli accusati, le morti ingiuste come quella dell’anarchico Pinelli, nessuno è riuscito a fare chiarezza su quel giorno di sangue.
Ad oggi non è stato giudicato nessuno colpevole materiale della strage di piazza Fontana, la scintilla capace di innescare anni di tensioni. Ancora oggi il dubbio pervade il sistema giuridico incapace di fare chiarezza sulla vicenda. Sono passati 50 anni dalla strage di piazza Fontana e oggi in Italia fa ancora freddo come quel 12 dicembre 1969.