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    Strage Bologna, linea Fdi: sentenze si rispettano ma chiedere testa De Angelis è da ‘comunisti’

    (Adnkronos) – Se la consegna è quella del silenzio, la linea interna di Fdi è chiara: le sentenze, come quella relativa alla strage di Bologna, si rispettano; il coinvolgimento dei neofascisti nell’attentato del 2 agosto 1980 che macchiò di sangue l’Italia segnando per sempre la storia del nostro paese è “acclarato”; ma chiedere il licenziamento di Marcello De Angelis è da mentalità “comunista” e “sovietica”, anche perché rispettare le sentenze non vuol dire interrompere la ricerca della verità. Questi, apprende l’Adnkronos, gli spunti contenuti in ‘Ore Otto’, l’opuscolo interno di Fdi con la linea da seguire: un vademecum giornaliero ideato dalla comunicazione di via della Scrofa per aiutare i parlamentari a districarsi tra i principali temi di attualità.  

    Uno dei topics di oggi riguarda la polemica che ha investito Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio, finito nella bufera per aver ‘assolto’ in un post su Facebook i terroristi neri Fioravanti, Mambro e Ciavardini, condannati con sentenza definitiva per la strage di Bologna. Nella serata di ieri è arrivata la precisazione del governatore del Lazio Francesco Rocca che, nel ribadire che De Angelis ha parlato a titolo personale, ha annunciato che prenderà una decisione in merito dopo un incontro con l’ex Terza Posizione, cognato tra l’altro di Ciavardini. Oggi le scuse dello stesso De Angelis, che in un nuovo post su facebook assicura massimo rispetto per la magistratura e per tutte le cariche istituzionali, a cominciare dalla presidenza della Repubblica.  

    Le parole a cui Fdi si affida per gestire il caso De Angelis sono quelle vergate ieri in una nota stampa da Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri (che però non viene citato nell’opuscolo interno): bisogna “rispettare sempre le sentenze”, a maggior ragione “quelle che riguardano una memoria dolorosa come quella della strage di Bologna”. “Il coinvolgimento di esponenti della destra neofascista è stato acclarato come verità giudiziaria e i rappresentanti delle istituzioni hanno il dovere di riconoscere e rispettare questa verità”, viene rimarcato. “Non altrettanto ha fatto la sinistra quando c’è stata qualche sentenza a loro non gradita. Una per tutte la condanna del sindaco di Riace, Mimmo Lucano”. 

    Per il partito di Giorgia Meloni è sbagliato invocare la testa di De Angelis: “Chiedere il licenziamento di un giornalista che manifesta la propria opinione, del tutto personale, su una qualunque vicenda è prova che la cultura sovietica e comunista della censura alberga ancora nelle menti di molti esponenti del Pd. A nulla vale dire che Marcello De Angelis lavora per un ente pubblico. E’ un lavoratore e non un rappresentante del popolo; e un lavoratore mai può rischiare il licenziamento per le sue idee per quanto possano non essere gradite”.  

    Viene poi riportata, anche in questo caso senza il nome dell’autore, la posizione del governatore del Lazio Rocca, dove oltre a ribadire che De Angelis ha parlato a titolo personale e non a nome della Regione si sottolinea che “il rispetto per le sentenze non esime dalla capacità e volontà di ricerca continua della verità, specialmente su una stagione torbida dove gli interessi di servizi segreti, apparati deviati e mafia si sono incontrati”.