Dunque finalmente, parallelamente all’evidente calo dei contagi registrato nelle ultime settimane, nel pomeriggio il premier Draghi ha annunciato lo stop allo stato di emergenza in Italia dopo il 31 marzo.
Una notizia che gli italiani (in attesa che venga cancellato anche l’obbligo di green passa per i lavoratori over 50), hanno accolto con un grandissimo senso di ‘liberazione’ mentre, alcuni fra gli esperti, medici e virologi più ‘influenti’ – anche in seno al governo – non hanno condiviso con lo stesso entusiasmo. Andiamo a sentire il parere dei diretti interessati…
Bassetti: “Non avevo dubbi su Draghi, dimostra di essere la persona giusta al posto giusto”
E’ stato fra i primi a caldeggiare ‘il ritorno alla normalità’, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti, che ha commentato ”Non avevo dubbi su Draghi, dimostra di essere la persona giusta al posto giusto: ascolta, e questo è importante. Il premier ha bravi collaboratori e bravi ministri, ma poi decide lui e ha ascoltato quello che molti di noi hanno detto. Sono misure che ci riportano alla normalità, è il momento della carota dopo il bastone, senza ‘sbracare’ però. Ha deciso bene, bravo Draghi“.
Galli: “Sull’eliminazione del Green pass, seppure graduale, non sono per nulla d’accordo, non è un messaggio corretto”
Chi, come sempre, mostra invece alcune perplessità rispetto a quanto annunciato dal premier Draghi, l’ex direttore di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, secondo cui ”Sono assolutamente del parere che si debba riaprire tutto quello che si può aprire nel Paese. Ma se questo comprende anche l’eliminazione del Green pass, seppure graduale, non sono per nulla d’accordo e non so quando potrò esserlo. Sono convinto che non sia un messaggio corretto da dare in questo momento e può essere utile solo a tenere insieme una traballante maggioranza di governo”.
Galli: “E’ quasi una sollecitazione a far in modo che i molti che devono fare la terza dose non la facciano”
Secondo il noto infettivologo milanese “non c’è nessuna contraddizione tra il mantenimento del Green pass e le aperture. Il mantenimento del Green pass è una garanzia. Non conosco nel dettaglio le parole del premier ma francamente messaggi di sospensione del certificato verde, per quanto graduali (e non mi è chiaro cosa significhi) sono quasi una sollecitazione a far in modo che i molti che devono fare la terza dose non la facciano e che non si proceda alla vaccinazione dei non vaccinati tra i più piccoli. E questo non va bene”. Ed ancora, “L’eliminazione delle zone a colori? Francamente non hanno una rilevanza in questa situazione. Noi dobbiamo riaprire il Paese, ma con il Green pass e continuare a vaccinare“.
Vaia: “E’ tempo di considerare le misure per la popolazione (il Green pass in primis) strumenti e non ideologismi”
Secondo invece il direttore dell’Inmi Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, ”Troviamo nelle parole del presidente Draghi quanto da noi da sempre affermato: è tempo di considerare le misure per la popolazione (il Green pass in primis) strumenti e non ideologismi. Strumenti temporanei che hanno avuto ed hanno un senso in momenti determinati. Ora l’innovazione, il progresso, i vaccini e le terapie segnano questo tempo. Non dobbiamo più tornare indietro. Molte bene presidente Draghi, l’Italia va avanti per non tornare più indietro“.
Vaia: “Ora serve una spinta perché si adottino le linee guida per gli impianti di ventilazione nelle scuole”
Inoltre Vaia ha colto l’occasione per rilanciare una problematica ormai annosa che angustia le nostre ‘disagiate’ scuole, penalizzando in primis i più piccoli: ”Ora serve una spinta, anche del Parlamento, perché si adottino, con decreto del presidente del Consiglio, le linee guida per gli impianti di ventilazione nelle scuole. Andiamo nella direzione auspicata“.
Andreoni: “La situazione deve essere tenuta sotto controllo perché i casi sono ancora alti, ancore troppi morti”
Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, e direttore scientifico della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali Simit), pur plaudendo l’annuncio di Draghi mostra tuttavia cautela: ”Quella del premier Draghi è una scelta precisa con motivazione comprensibili ma, dal punto di vista epidemiologico, dobbiamo essere cauti. La situazione deve essere tenuta sotto controllo perché i casi sono ancora alti e abbiamo un numero di morti tra i più alti in Europa“.
Andreoni: “Tutto questo è comprensibile sotto l’aspetto politico ed economico, ma dobbiamo stare comunque attenti”
Del resto, prosegue Andreoni, ”Tutte le scelte, mi sembra, vanno nella direzione di considerare l’epidemia sotto controllo anche se i numeri Covid sono alti. La fine dello stato di emergenza, lo stop alle mascherina all’aperto in altri luoghi, la fine delle zone a colore stanno ad indicare che la diffusione del virus è considerata endemica e non più pandemica. Tutto questo è comprensibile sotto l’aspetto politico ed economico, ma – tiene invece a precisare – dobbiamo avere cautela e stare comunque attenti”.
Rasi: “La circolazione del virus e l’occupazione dei letti in ospedale sono i due parametri che determineranno la fine delle restrizioni”
Guido Rasi è il consulente del commissario all’emergenza coronavirus, generale Francesco Paolo Figliuolo, dunque è stato fra i primi ad avere notizia di quanto poi annunciato dal premier. Dunque rispetto a quando il Paese potrà dichiararsi ‘libero’ da ogni forma di restrizioni anti-Covid, replica che “Il ‘quando’ verrà questo giorno è meno importante del ‘cosa’ lo farà scattare”, E spiega che molto dipende dal valore indicato da “parametri precisi: la circolazione del virus, perché non dimentichiamo che Omicron ha fatto 7 milioni e mezzo di infetti e può darsi ne faccia ancora e – tiene a rimarcare – l’occupazione dei posti letto negli ospedali. Perché non è tollerabile averne neanche uno di più sottratto all’assistenza dei malati con altre patologie”.
Rasi: “Il nostro problema in questo momento è anche curare le persone che hanno altre malattie diverse da Covid-19”
Dunque, aggiunge ancora il consulente del commissario all’emergenza coronavirus, ciò che andremo a vivere dal primo aprile “andrebbe deciso il 29 marzo innanzitutto in base a come si sono svuotati gli ospedali. Il nostro problema in questo momento è curare le persone che hanno altre malattie diverse da Covid-19”. Quindi, osserva Rasi (fra l’altro ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco Ema), “Se gli ospedali sono ragionevolmente sgombri e possono finalmente dedicarsi al resto, si può pensare di allentare lo strumento del Green pass. Bisogna osservare l’evoluzione del parametro ospedali e della circolazione virale, e allargare prontamente le libertà appena si apre la possibilità di farlo. Oggi il Green pass ha principalmente lo scopo di incentivare al massimo la vaccinazione. E finché negli ospedali c’è un 70% dei posti letto occupato da persone che potevano evitare il ricovero, resta difficile accettare di togliere l’unico strumento di incentivazione a fare il vaccino“. Praticamente sono poi le stesse motivazioni che in qualche modo mantengono ancora l’obbligo di vaccino Covid-19 per gli over 50 anche dopo il 15 giugno: “Anche qui– conclude l’esperto – vediamo com’è l’andamento della pandemia, dei parametri oggettivi che abbiamo detto”
Max