STOP ALL’ESPORTAZIONE DEL TESSILE E PETROLIO COL CONTAGOCCE: LE NUOVE SANZIONI DELL’ONU CONTRO KIM

Divieto di esportazione nel settore tessile, e una cospicua riduzione degli approvvigionamenti di petrolio: sono queste le nuove sanzioni contro la corea del nord, approvate all’unanimità dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. In realtà gli Usa miravano al blocco totale dell’approvvigionamento petrolifero nei confronti di Pyongyang ma, sia Cina che Russia, hanno invece votare per una soluzione meno dura. Come ha tenuto a sottolineare Nikki Haley, l’ambasciatrice americana all’Onu che ha presentato la risoluzione (in risposta al sesto test nucleare condotto dalla Corea del Nord), “Noi non cerchiamo la guerra. I regime nordcoreano non ha ancora passato il punto di non ritorno, se dimostrerà di poter vivere in pace, il mondo vivrà in pace con lui”, ha ribadito la Haley, secondo la quale le nuove sanzioni “affameranno il regime. Stiamo cercando di spingere il regime a fare la cosa giusta. Dobbiamo fermare questa marcia verso un arsenale nucleare, dobbiamo tagliare i rifornimenti di carburante e i finanziamenti che lo sostengono”. Dal canto suo il rappresentate russo ha sottolineato che ignorare la proposta russo-cinese di riavviare il dialogo con la Corea del Nord è “un grande errore. Qualsiasi ulteriore restrizione equivarrebbe a tentativi di soffocare l’economia”. Quindi, citando le parole del presidente Putin, il rappresentante del Cremlino ha tenuto a ribadire che usare “mezzi politici piuttosto che nuove sanzioni potrebbero contribuire a evitare la crescente minaccia che arriva dalla penisola coreana”. Nebenzia ha quindi affermato di aver sostenuto la risoluzione perché Mosca non accetta le rivendicazioni nordcoreane sullo status di potenza nucleare, e dunque sarebbe stato sbagliato lasciare senza una dura risposta il test nucleare del 3 settembre scorso”. Secondo il ministero degli Esteri sudcoreano, e “Pyongyang dovrebbe capire che le continue provocazioni approfondiranno soltanto l’isolamento diplomatico e la pressione economica”, e Seul continuerà a rafforzare la cooperazione con la comunità internazionale per assicurare che le risoluzioni dell’Onu vengano “applicate interamente e lavorerà per raggiungere la fondamentale denuclearizzazione della penisola coreana e una pace permanente”. Il premier giapponese Abe ha commentato: “Ho molto apprezzato il fatto che questa risoluzione forte, che prevede sanzioni stringenti, sia stata adottata all’unanimità e velocemente”. Secondo il premier nipponico, il voto al Palazzo di Vetro “ha reso chiara la volontà della comunità internazionale di rafforzare la pressione a un nuovo livello per far cambiare alla Corea del Nord le sue politiche”. Per quanto riguarda l’Italia, Sebastiano Cardi, ambasciatore italiano all’Onu, “Le nuove sanzioni rappresentano una risposta proporzionata e appropriata” alla minaccia nordcoreana alla pace e alla sicurezza internazionale. Siamo stati uniti ancora una volta nell’azione presa per proteggere la nostra sicurezza collettiva e per assicurare che le minacce del regime nordcoreano non restino senza risposta – ha affermato ancora cardi – La risoluzione adottata fissa anche il percorso attraverso il quale, se lo sceglierà, la Corea del Nord potrà tornare alla legalità internazionale e a un differente modello di relazioni con la comunità internazionale, per raggiungere una soluzione pacifica”. Infine, il rappresentante italiano al Palazzo di Vetro ha ricordato che “il popolo nordcoreano è la prima vittima innocente delle ambizioni isolazioniste e autodistruttive del regime”, assicurando che i 15 membri del Consiglio di sicurezza condividono “le preoccupazioni per la situazione umanitaria nel Paese”. Oltre alla totale inibizione del petrolio, inizialmente ai 15 membri del Consiglio era stata sottoposta anche l’eventualità di congelare i beni di Kim Jong-un e la possibilità di condurre ispezioni sulle navi nordcoreane sulla base dell’articolo VII della Carta dell’Onu, che sancisce il ricorso all’uso della forza. Infine, la risoluzione prevede ancora il divieto di rilasciare permessi di lavoro ai cittadini nordcoreani all’estero.
M.