Cambia il meteo sull’Italia da lunedì 13 dicembre. Dopo diversi giorni con freddo, maltempo e pure neve fino in pianura, nel corso della prossima settimana le condizioni meteo subiranno un bello scossone e ci saranno conseguenze su tutta l’Italia. La tendenza per la parte centrale di dicembre propone infatti giornate per certi versi anomale e anche un particolare fenomeno che interesserà alcune delle nostre regioni.
La nuova settimana si aprirà già da lunedì nel segno di una maggiore stabilità atmosferica grazie all’espansione verso est dell’anticiclone delle Azzorre che abbraccerà buona parte del bacino del Mediterraneo. Una vecchia conoscenza tornerà dunque a farci visita, dopo un periodo abbastanza prolungato di assenza, durante il quale hanno dominato il maltempo e la dinamicità.
Quali saranno le conseguenze, nel concreto? Ci sarà sicuramente spazio per un maggiore soleggiamento e anche per valori termici in generale rialzo, in particolare durante le ore centrali del giorno. Queste condizioni ci accompagneranno almeno fino a venerdì 17 dicembre, senza particolari intoppi.
Attenzione però, come capita spesso in inverno, alta pressione non significa solamente bel tempo e cielo sereno. Sulle pianure del Nord e nelle vallate del Centro, infatti, a causa del ristagno nei bassi strati dell’atmosfera di aria più umida e fredda, unitamente alla scarsa ventilazione, potrebbero tornare le nebbie, in qualche caso anche piuttosto fitte e localmente persistenti pure nelle ore centrali del giorno: a forte rischio saranno soprattutto basso Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.
Su questi settori, le temperature si manterranno piuttosto basse e diffusamente sotto lo zero di notte e al primo mattino. Sulle zone montuose accadrà invece l’opposto con valori pomeridiani ben sopra le medie climatiche di riferimento. In montagna quindi farà più “caldo” che in pianura! Ma perché avviene questo?
Il termine tecnico per definire questo particolare fenomeno atmosferico è inversione termica: di norma col salire della quota l’aria si raffredda (circa 6.5° ogni 1000 metri), perché sottoposta ad una pressione minore, rispetto a quella del suolo dove l’aria è più calda.
Nell’inversione termica accade il contrario, ossia, in parole semplici, è più freddo al suolo e più caldo a quote superiori. Durante questa stagione infatti sussistono due fattori che rendono minore la capacità di irraggiamento della superficie terrestre: in primo luogo la durata del giorno risulta notevolmente minore rispetto alla durata della notte ed in secondo luogo i raggi solari solari risultano più inclinati rispetto al suolo. Sono due le condizioni che si rendono assolutamente necessarie per la formazione di un’inversione termica: 1) occorre assoluta calma di vento grazie appunto al campo di alta pressione, 2) la formazione di uno strato temporaneo di omotermia (stesse temperature) verticale. Per questo motivo, nelle notti invernali limpide, quando il suolo ha perso calore per irraggiamento (il terreno tende sempre a cedere calore verso l’alto, ossia irradia, perde calore immettendo radiazione elettromagnetica in direzione dell’atmosfera), gli strati d’aria vicini al suolo si raffreddano più velocemente rispetto agli strati superiori. Quest’aria fredda è molto densa e pesante e si deposita nei fondovalle o appunto delle zone di pianura circondate da montagne (Valpadana).