Oltre ad aver venduto qualcosa come oltre 100 miloni di copie, tra le centinaia di premi vinti negli anni, spiccano tra 25 Grammy Awards, 1 Grammy Lifetime Achievement Award, 1 Premio Oscar, e ben 11 American Music Awards[19].
Nel corso della sua lunghissima e fortunata carriera (grazie ad evidenti d unici meriti artistici), Stevie Wonder ha inoltre ‘piazzato’ 10 singoli al primo poso della Billboard Hot 100, così come 30 canzoni in vetta alla US top ten.
Un artista molto impegnato nel sociale, che con il suo ‘peso’ artistico ha contribuito in modo determinante nell’ambito dei diritti civili. Tanto per dare idea dell’impegno di Wonder (il cui vero nome è Stevland Hardaway Morri), basti pensare che è riuscito a trasformare in una festa nazionale il compleanno di Martin Luther King Jr. Dopo esser stato nominato ‘messaggero di Pace’ dalle Nazioni Unite nel 2009, nel 2014 l’allora Presidente Obama lo ha insignito della la più alta onorificenza civile americana come la ‘Presidential Medal of Freedom‘. Infine, nel 2016, Detroit gli ha intitolato una via.
Stevie Wonder: l’annuncio choc al concerto
Un annuncio choc, quello che sabato scorso ha letteralmente ammutolito il foltissimo pubblico londinese, corso ad applaudirlo in quel di Hyde Park.
Nel bel mezzo del concerto infatti, l’artista 69enne (è nato a Saginaw il 13 maggio del 1950), ha spiegato che la sua salute gli sta tirando un brutto scherzo, e che a settembre dovrà sottoporsi ad un trapianto di rene. Tuttavia l’artista ha tenuto ad affermare che nel frattempo non rinuncerà ad esibirsi live, e rassicurato tutti affermando che “Sto bene, sto bene, tutto bene, ho un donatore e va tutto bene”.
Artista geniale, Stevie fa ‘tutto da solo’: cantautore, polistrumentista ((suona basso, tastiere, batteria, percussioni ed armonica a bocca), compositore e produttore discografico, ha letteralmente ‘rivluzionato’ il pop – specie negli States – riuscendo, nei primi anni dei Settanta, a ‘trainare’ gli stilemi tipici del soul e del R&B, verso musicalità e groove più innovativi. In particolare, dopo aver inciso nel 1972 l’album ‘Talking Books‘ – che per pochi mesi lo portò nel 1973 – con ‘Superstition‘, calò le classifiche ma, soprattutto, lanciò ed ‘impose’ il synth quale base ritmiche per le sue straordinarie melodie. In particolare, Wonder è stato uno dei primi musicisti a ‘sperimentare’ sull’uso delle doppie voci, creando a sua volte più armonie al’interno di un’unica melodia.
Max