Con 232 voti a favore, di cui dieci repubblicani, e 197 contrari, ieri la Camera dei rappresentanti ha avviato la procedura di impeachment contro Donald Trump con l’accusa di “istigazione all’insurrezione”. È la prima volta nella storia americana che un presidente viene messo in stato d’accusa per due volte. La decisione finale spetta al Senato, dove serve una maggioranza di due/terzi (67 senatori).
Dopo l’avvio dell’impeachment, che potrebbe escluderlo per sempre dalla politica, Trump ha condannato “inequivocabilmente” l’assalto al Congresso del 6 gennaio. Un attacco in cui sono morte cinque persone. “Io condanno inequivocabilmente – ha detto in un video con tono solenne – la violenza a cui abbiamo assistito la scorsa settimana. La violenza e il vandalismo non hanno spazio nel nostro Paese e nel nostro movimento. Le persone coinvolte nell’attacco saranno portate davanti alla giustizia. Che tu sia di destra o di sinistra, democratico o repubblicano, non ci può mai essere giustificazione, nessuna scusa, nessuna eccezione”. Parole tardive secondo critici, osservatori e alcuni membri del Partito repubblicano, sempre più diviso al suo interno. Come chi lancia il sasso e poi toglie la mano per paura di essere punito.
“Nessun mio vero sostenitore – ha proseguito – potrebbe mai giustificare la violenza politica. Nessun mio vero sostenitore potrebbe disprezzare l’autorità o la grande bandiera americana. Nessun mio vero sostenitore potrebbe attaccare o minacciare i suoi compatrioti. Se fate qualcuna di queste cose, non sostenete il nostro movimento, lo state attaccando. Così come state attaccando il Paese, e non possiamo tollerarlo”.
I riflettori sono puntati sul 20 gennaio, data di insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca. L’Fbi è in allerta per possibili scontri nei prossimi giorni. La Guardia Nazionale schiererà 20mila uomini per presidiare la zona del Congresso dove ieri, durante la discussione alla Camera sull’impeachmnent, centinaia di militari riposavano nei corridoi. Immagini insolite per la più potente democrazia del mondo.
Nel video Trump ha criticato nuovamente le grandi piattaforme social, responsabili di aver bloccato o sospeso i suoi account. “Voglio dire poche parole sull’attacco senza precedenti alla libertà di parola – ha detto – Gli sforzi di censurare, cancellare e mettere nella lista nera i nostri cittadini sono sbagliati e pericolosi”.
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Sulla questione è tornato a parlare anche Jack Dorsey, fondatore di Twitter, che ha prima chiuso il profilo di Trump e poi sospeso quello presidenziale. Dorsey ha ribadito di aver fatto la “scelta giusta”, anche se rappresenta un “fallimento” e “un precedente pericoloso”.
Mario Bonito