Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è salito al 14,7%, il tasso più alto dalla Grande crisi del 1929, quando si registrò il 24,9%. Lo ha annunciato il Dipartimento del Lavoro statunitense. È la peggior crisi del mercato del lavoro dalla fine della seconda guerra mondiale. A marzo il tasso di disoccupazione era al 4,4%. Un dato che si è triplicato in meno di due mesi di misure restrittive adottate dal governo per contrastare il coronavirus.
I cittadini ad aver perso il lavoro dall’inizio della pandemia sono circa trenta milioni. Venti milioni solo nel mese di aprile. Come riportato da il Sole 24 ore, i settori più colpiti sono quelli dell’industria dell’ospitalità e del divertimento, con la perdita 7,7 milioni di posti. A seguire ristoranti e bar, educazione e servizi alla salute, industria manifatturiera, il settore del retail e quello della grande distribuzione.
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Gli analisti avevano previsto un tasso di disoccupazione perfino peggiore, il 16%. Non per questo la situazione è meno “devastante”, come affermato da Ryan Sweet, capo economista di Moody’s Analytics, famosa agenzia di rating. Per fare un esempio, il tasso di disoccupazione nella crisi del 2008 non superò il 10%.
“Un crollo atteso – ha detto il presidente Donald Trump ai microfoni di Fox News – ma quei posti di lavoro torneranno presto”.
Mario Bonito