Quattro morti, quattordici feriti e cinquantadue arresti. È un primo bilancio di guerra dopo l’assalto di ieri al Congresso dei sostenitori di Donald Trump, entrati armati a Capitol Hill durante la seduta per certificare il voto del collegio elettorale. La proclamazione è stata sospesa e ripresa in tarda notte.
La prima vittima, Ashli Babbitt, una fan trumpiana di San Diego, è stata colpita al petto da un proiettile, probabilmente da un agente di polizia, all’interno del Congresso. Le immagini della sua ultima agonia, riprese con i telefonini, hanno già fatto il giro del mondo. Muriel Browser, sindaca di Washington, ha proclamato lo stato di emergenza per quindici giorni.
Dopo l’arrivo della Guardia nazionale e dello Swat Team dell’Fbi, nella Capitale la situazione è tornata sotto controllo. Senatori e deputati hanno ripreso la seduta e hanno proclamato Joe Biden e Kamala Harris presidente e vicepresidente degli Stati Uniti. Le contestazioni degli ultimi fedelissimi di Trump respinte. Il team presidenziale giurerà il 20 gennaio.
Anche i leader del Partito repubblicano hanno scaricato il tycoon dopo l’assalto. La condanna alle violenze unanime. Alcuni collaboratori del presidente stanno pensando se ricorrere al 25esimo emendamento per rimuoverlo dall’incarico in queste ultime due settimane.
Dopo aver aizzato le folle, in mattinata Trump ha detto che “ci sarà comunque una transizione ordinata il 20 gennaio, anche se sono totalmente in disaccordo con i risultati delle elezioni”. “Mentre tutto questo rappresenta la fine del più grande primo mandato nella storia presidenziale, è solo l’inizio della nostra lotta per rendere di nuovo grande l’America”.
Mario Bonito