La Camera dei rappresentanti ha approvato la mozione di impeachment contro Donald Trump. Il presidente uscente è accusato di “incitamento all’insurrezione” per l’assalto al Congresso del 6 gennaio. La votazione non è ancora terminata, ma è già stato raggiunto il quorum necessario di 217 deputati, di cui dieci del Partito repubblicano.
È la seconda volta che Trump viene messo in stato d’accusa, caso unico nella storia nel Paese. Circa un anno fa, l’impeachment sull’Ucrainagate fu bloccato al Senato dal voto compatto dei repubblicani.
Trecentosessantacinque giorni dopo la palla passa nuovamente al Senato, dove si terrà un processo vero e proprio. Nel ramo “alto” del Congresso, la Costituzione richiede la maggioranza di due/terzi (67 senatori) per condannare e destituire il presidente.
Difficile, però, che al Senato la messa in stato d’accusa possa essere discussa prima dell’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, che si terrà il 20 gennaio. Lo ha confermato anche Mitch McConnell, leader del Gop al Senato. In tal caso, Trump non verrebbe spodestato, come invocato da Nancy Pelosi, ma correrebbe il rischio di essere interdetto dai pubblici uffici. Ovvero escluso per sempre dalla politica americana.
Mario Bonito