I deputati democratici hanno formalmente presentato la richiesta di impeachment contro Donald Trump con l’accusa di “incitamento all’insurrezione” per l’assalto al Congresso del 6 gennaio, in cui sono morte cinque persone. Nella risoluzione di quattro pagine presentata alla Camera, i democratici chiedono che il presidente venga rimosso dall’incarico perché “ha minacciato l’integrità del sistema democratico” e che venga condannato per “tradimento e abuso d’ufficio”. Viene menzionata anche la telefonata con Brad Raffensperger, segretario di Stato della Georgia, in cui Trump ha provato, tra lusinghe e minacce, a convincerlo a ribaltare l’esito del voto del 3 novembre nello Stato.
Secondo quanto riportato dai media americani, il voto della Camera sull’impeachment dovrebbe tenersi mercoledì o entro la fine della settimana. Per la messa in stato d’accusa del presidente è richiesta la maggioranza semplice alla Camera, di due terzi al Senato (67 senatori). Difficile, però, che al Senato la messa in stato d’accusa possa essere discussa prima dell’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, che si terrà il 20 gennaio. In questo caso, Trump non verrebbe cacciato prima del tempo, come invocato dalla speaker della Camera Nancy Pelosi, ma correrebbe il rischio di essere interdetto dai pubblici uffici. Ovvero escluso dalle presidenziali del 2024.
Nel frattempo, domani, si voterà alla Camera per chiedere al vicepresidente Mike Pence l’applicazione del 25esimo emendamento, la procedura per destituire il presidente “se incapace di assolvere i suoi compiti”. In mattinata i deputati repubblicani si sono opposti a una risoluzione all’unanimità sulla questione.
Mario Bonito