Non è certo d’autore il quadro presentato stamane all’inaugurazione del ‘Forum Pa 2020 – Resilienza digitale’, l’evento ‘on-line’ i(n rete da oggi fino all’11 luglio), relativo agli esiti uno studio condotto sul lavoro pubblico.
A quanto pare infatti, complice la continua ‘emorragia’ del personale, la pubblica amministrazione entro il prossimo anno vanterà un primato davvero singolare: avrà più pensionati che dipendenti!
Dunque hai voglia a dire che è stato sbloccato il ‘turnover’, per l’appunto, chiamato ad equilibrare il numero delle uscite (pensionamenti), con quello delle entrate (nuove assunzioni).
Nello specifico, basta considerare che oggi, rispetto ai pensionati pubblici (ben 3 milioni), vi sono 2 milioni di impiegati. Raffrontata le pubbliche amministrazioni degli altri paesi Ue, i ‘nostri’ impiegati sono il 59% in meno rispetto a quelli francesi, il 65% di quelli inglesi, ed il 70% di quelli tedeschi).
A far scattare l’allarme è che il dato relativo ai pensionamenti, in continua crescita. Ad oggi infatti, abbiamo qualcosa come 54mila dipendenti già 62enni (il 16,9% del totale), prossimi alla pensione. Senza poi contare gli altri 198mila che hanno maturato i 38 anni di anzianità.
Di suo molto ha inciso anche la pensione anticipata, trainata da Quota 100 che, soltanto nel 2019 ha consentito a 90 mila persone, di uscire anticipatamente dalla Pa.
Un ‘vecchio’ vizio italico, se consideriamo che il 57,7% dei pensionati pubblici attuali ha scelto il ritiro anticipato, contro un 13,7% che è ‘riuscito’ a raggiungere i limiti di età (il 20% nel privato ed il 28% negli autonomi). In poche parole, negli ultimi due anni la Pa ha perso per via dei pensionamenti, 300mila dipendenti pubblici rispetto a quasi 112mila nuove assunzioni, e 1.700 ‘stabilizzazioni’ di precari, avvenuta solo nel 2018.
Dunque, conclude il ‘Forum Pa 2020 – Resilienza digitale’, pesa il fatto che, dopo i concorsi vinti, prima che si palesi realmente il bisogno di nuove assunzioni, per motivi ‘burocratici’, i nuovi assunti possono sedersi dietro la scrivania con un ritardo medio di 4 anni rispetto alle reali necessità. C’è infine da considerare che, con l’avvento del Covid-19, ad oggi i concorsi hanno ‘coperto’ posti per soli 22mila impiegati. Conti alla mano, se qualcosa non cambia, di questo passo ci vorranno oltre dieci anni a recuperare i posti persi.
Max