In principio sembrava essere una furbata tutta tedesca, indagini successive rischiano ora di svelare una sorta di prassi che getta sinistre ombre di sospetto sullaziende automobilistiche europee. Ed appena il giorno dopo le accuse dell’Epa americana contro Fiat Chrysler, oggi anche Renault finisce nel mirino delle autorità per sospetti sulla gestione delle emissioni di alcuni suoi modelli. Per dirla tutta però, quello del costruttore francese è in realtà una sorta di ’ritorno’: esattamente un anno fa, infatti, era il 14 gennaio 2016, la Régie aveva annunciato di avere subìto una prima ispezione della Dgccrf, la direzione per la repressione delle frodi che dipende dal ministero dell’Economia francese, per accertare l’eventuale manomissione dei dati sulle emissioni. All’epoca Renault aveva annunciato di voler “cooperare pienamente con i lavori della Commissione tecnica indipendente, che ha come obiettivo di verificare che i costruttori francesi non hanno equipaggiato i propri veicoli con software” per il controllo delle emissioni. Nel novembre scorso poi la Dgccrf aveva poi deciso di sottoporre alla procura di Nanterre i risultati delle sue indagini sui motori diesel Renault. Lo sviluppo odierno sembra suggerire che gli elementi emersi avrebbero un fondamento tale da motivare un supplemento di indagine. A darne notizia sono stati stamane i media francesi, i quali hanno rivelato che su richiesta della procura di Parigi tre magistrati indagheranno su eventuali dispositivi utilizzati dal produttore francese per controllare le emissioni delle sue vetture alimentate a gasolio. Come si legge: Il sospetto è di avere mentito “sulle caratteristiche sostanziali” e i controlli effettuati avrebbero mostrato che tali interventi “hanno reso i prodotti pericolosi per la salute delle persone e degli animali”. Inevitabilmente, sono giunte subito ripercussioni sul titolo Renault che è arrivato a perso fino il 4%, e alle 13 quotava intorno a 84 euro con un calo del 3,6% rispetto all’apertura. Dal canto suo Renault “prende atto” delle nuove indagini chieste dalla procura di Parigi su alcuni motori diesel, anche se – precisa in una nota – le sue vetture “non sono dotate di software per ingannare i dispositivi di controllo delle emissioni”. Nella sua risposta ufficiale, il gruppo automobilistico francese – che sottolinea di “non avere ancora potuto avere una conferma ufficiale” del nuovo procedimento giudiziario – ribadisce di “rispettare la legislazione francese e quella europea” e che “tutti i veicoli Renault sono stati omologati a norma di legge e di regolamento e rispettano le normative”. Renault ricorda comunque di avere presentato nel marzo 2016 al comitato tecnico indipendente un piano globale per ridurre le emissioni di ossido di azoto dei propri veicoli diesel Euro 6b, piano che “è stato ritenuto trasparente, credibile e soddisfacente”.