La vicenda del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle sta dimostrando che la norma approvata nella Legge di stabilità 2013 – residuante dalla “Legge sugli stadi” accantonata dopo aspri confronti in Parlamento – è lacunosa, abborracciata e fonte di clamorosi equivoci e ambiguità che possono indurre le amministrazioni a compiere clamorosi errori anche di natura contabile”. Lo scrive, in una nota, Roberto Morassut, membro della commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati, in una nota. “La legge – spiega – con una procedura accelerata che può essere consentita solo per emergenze sanitarie, militari o di ordine pubblico, affida ai comuni la possibilità di ’dichiarare l’interesse pubblico’ della proposta su un progetto di fattibilità, quando il pubblico interesse su un opera di pubblica utilità – in questo caso privata – necessità di un progetto definitivo. Inoltre non è mai stato chiaro su quale norma dell’ordinamento si fonderebbe questo ’pubblico interesse’ dal momento che tutte le leggi vigenti, i pareri d le Consiglio di Stato e dei TAR ed della Corte dei Conti tendono a definire in modo non generico ma assai dettagliato il concetto di “interesse pubblico” fondandolo sulla convergenza quantomeno degli interessi privati e di quelli diffusi, sul vantaggio patrimoniale conseguito dalla amministrazione pubblica e su valutazioni di carattere ambientale”.
“Ecco. Queste contraddizioni e queste perplessità nascono tutte da una norma di legge assai lacunosa che, come ho sempre sostenuto contestandone la validità, era sbagliata e foriera di ulteriore confusione – conclude – E che, in tutta evidenza, rischia di indurre in errore sia il Comune che la Roma”.
“Ecco. Queste contraddizioni e queste perplessità nascono tutte da una norma di legge assai lacunosa che, come ho sempre sostenuto contestandone la validità, era sbagliata e foriera di ulteriore confusione – conclude – E che, in tutta evidenza, rischia di indurre in errore sia il Comune che la Roma”.