Spread e Borsa, quanto pesano le notizie da Israele sull’economia

(Adnkronos) – Le notizie che arrivano da Israele, dopo l’attacco compiuto sabato 7 ottobre da Hamas, possono far crescere la tensione sui mercati finanziari, con lo spread e la Borsa a scontare la preoccupazione che si diffonde tra gli investitori. I primi movimenti non sono eclatanti ma la propensione al rischio cala drasticamente quando lo scenario internazionale si complica e la ricerca di investimenti sicuri, o almeno meno esposti a potenziali crolli, penalizza da una parte i titoli di Stato di Paesi che, come l’Italia, presentano già un rischio più alto per la consistenza del debito e, dall’altra, le azioni dei comparti più sensibili, banche e assicurazioni, con un calo compensato dai settori che tradizionalmente possono trarre vantaggio dall’instabilità, a partire dalla Difesa.  

Lo spread è costantemente sopra la soglia dei 207 punti base dall’apertura di questa mattina, in crescita di oltre l’1% rispetto all’ultima chiusura a 204 punti. Un andamento che, nel caso in cui dovesse rafforzarsi nei prossimi giorni, avrebbe l’effetto di ridurre ancora di più i margini di manovra per la politica economica, con i costi per il finanziamento del debito che potrebbero salire ancora. E che, come può accadere quando sale l’incertezza e gli investitori scommettono sulla tenuta dei paesi più deboli, potrebbe innescare una spirale speculativa sull’Italia.  

Per ora, la reazione delle borse europee è complessivamente cauta, con Piazza Affari vicina alla parità. Andando a vedere come si muovono i principali titoli sul listino, si rintracciano però segnali di potenziali tensioni, soprattutto per il comparto finanziario, quello più colpito dall’incertezza. Un calo diffuso potrebbe avere conseguenze per la stabilità e per le tasche di molti investitori. Al contrario, una prolungata crisi internazionale potrebbe avvantaggiare settori come la Difesa e l’aeronautica, che già in queste prime ore di contrattazione dopo l’attacco di Hamas stanno registrando un incremento delle quotazioni.  

Una nuova crisi in Medio Oriente ‘chiama’ anche una nuova fibrillazione sui prezzi delle materie prime più sensibili all’instabilità dell’area. Per questo, le quotazioni di petrolio e gas naturale sono subito schizzate con incrementi per ora nell’ordine, rispettivamente, del 5 e del 7%. Ogni possibile valutazione dipende dall’evolversi della situazione in Medio Oriente. Ma è evidente che l’allargarsi del conflitto, con il coinvolgimento o l’esposizione di altri Paesi dell’area, potrebbe generare i presupposti per innescare una nuova crisi energetica dopo quella, non ancora del tutto riassorbita, seguita all’invasione russa dell’Ucraina. 

 

Guardando ai tempi e all’intensità della crisi in Medio Oriente, si arriva alla vittima principale dell’incertezza sul terreno economico, la crescita. La sintesi la fa Nicolas Schmit Commissario europeo per l’occupazione, gli affari sociali e l’integrazione: “Secondo le previsioni della Commissione europea la crescita dovrebbe raggiungere l’1,5% l’anno prossimo ma non dobbiamo dimenticare le grandi incertezze. Ovviamente, i recenti attacchi terroristici sono un nuovo esempio tragico di questa incertezze, ma anche un esempio della fragilità della scena internazionale”. (Di Fabio Insenga)