SPIETATO E VIOLENTO, UN ROM 38ENNE AVEVA COSTRETTO LA SUA FAMIGLIA A VIVERE NEL TERRORE. BOTTE ALLA MOGLIE PERSINO DURANTE LE VISITE IN CARCERE

A Luca Cosimati ed ai suoi uomini, del commissariato Torpignattara, quel continuo andirivieni di una rom dai pronto soccorso, per ecchimosi da lei riconducibili a causa accidentali, non erano chiari. Il dirigente, intuendo che tutto ciò potesse essere conseguenza di episodi violenti, ha così deciso di attivare un’apposita squadra, specializzata nei reati di maltrattamenti in famiglia. E non ci è voluto molto per ricostruire quante violenze (verbali, fisiche e psicologiche) la povera donna ed i suoi figli hanno dovute subire per 10 lunghi anni. L’aguzzino in realtà è già in carcere, dove è stato da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Roma per i reati di maltrattamenti in famiglia, lesioni gravi e minacce. La natura violenta di H.S., rom di 38 anni nato in Italia, era sempre in agguato. Gli agenti hanno infatti scoperto che anche durante il periodo di detenzione H.S., durante le visite familiari, mentre si trovava nell’area verde della casa Circondariale, aveva colpito la propria compagna con un violento pugno procurandole la frattura delle ossa nasali. Negli anni questa donna aveva subìto di tutto, violenze sessuali, calci, pugni e persino ferimenti con arma da taglio. Terribili soprusi che la donna ha sempre taciuto per il  clima di minacce e terrore messe in atto non solo dal suo convivente ma, anche, dai familiari di quest’ultimo. Lo spietato rom – complice l’assunzione di stupefacenti – non si sarebbe fatto scrupolo ad alzare le mani anche contro la suocera (che ha tentato persino di investire con l’auto) ed i figli, che cercavano di difendere la madre da quella furia selvaggia. Scene orribili che avrebbero indotto il più grande dei suoi figli, appena quindicenne, a tentare per ben due volte il suicidio attraverso l’ingestione di farmaci. La capillare ed attenta disamina di tutti gli elementi raccolti dagli investigatori che, nonostante si siano imbattuti in un ambiento omertoso come quello di un campo nomadi, ha evidenziato una condizione ad alto rischio di recidività per l’intero nucleo familiare, permettendo così all’Autorità Giudiziaria di emettere un’ordinanza restrittiva nei confronti dell’uomo. Davvero una brutta storia.

M.