Se non fosse parafrasare il loro nobile mestiere, per spiegare come le nostre flotte di pescherecci sono trattate dagli stati confinanti, l’espressione più appropriata quando ci va bene – è ‘a pesci in faccia’.
Pochi giorni fa, sempre nell’ambito di una diatriba che si protrae da decenni, due pescherecci di Mazara del Vallo – tanto per cambiare – sono stato letteralmente presi a mitragliate dalla Guarda Costiera libica, e solo per un caso (o miracolo), non c’è scappata la tragedia.
Ma non solo, come vedremo, l’odio per i nostri pescatori siciliani purtroppo non conosce distanze marine o geografiche.
Pescherecci presi a sassate: “I marinai della flotta turca hanno tentato di salire a bordo”
Dalla parte opposta alle acque libiche, precisamente a ridosso di quelle siriane, oggi l’armatore Giacalone, ha denunciato: “Il mio peschereccio è stato prima preso a sassate da diversi pescherecci turchi, che lo hanno speronato e poi hanno tentato di salire a bordo. Il comandante è stato costretto a tirare le reti e ad allontanarsi dalla zona”.
Pescherecci presi a sassate: “non possiamo andare avanti così. Ovunque andiamo ci cacciano”
Ma non solo, oltre al peschereccio della flotta dell’armatore di Mazara preso a sassate, stava operando anche il ‘San Giorgio’, testimone dei fatti.
“Siamo rovinati – lamenta dunque l’armatore, a nome di molti altri – non possiamo andare avanti così. In qualunque area andiamo ci cacciano. Chiediamo che le istituzioni si diano da fare per fare un accordo soprattutto con la Libia e mettano le barche di Mazara nelle condizioni di poter lavorare”.
Sì, in effetti è veramente ‘indegno’ il comportamento in tal senso delle istituzioni preposte ad occuparsi di questo delicato settore, il cui operato – fra l’altro – economicamente rappresenta una quota non indifferente rispetto all’economia nazionale.
Max