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    Spazio, in volo il messaggio di speranza del Papa

    (Adnkronos) – A bordo c’è il messaggio di speranza del Santo Padre per l’umanità che dallo spazio diventa ancora più universale. È partita con successo dalla base Usa di Vandenberg, California, la missione Spei Satelles, che nei prossimi giorni prevede la messa in orbita del CubeSat con il messaggio di speranza di Papa Francesco, contenuto nel Nanobook “Perché avete paura, non avete ancora fede?”. L’Agenzia Spaziale Italiana ricorda che a coordinare la missione Spei Satelles, su impulso del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, è l’Asi in collaborazione con il Politecnico di Torino, i cui ricercatori e studenti del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale hanno realizzato il CubeSat 3U. Il CubeSat con all’interno il Nanobook, realizzato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche sarà posizionato in orbita grazie al veicolo di trasferimento orbitale ION dell’italiana D-ORBIT che è stato lanciato con un razzo Falcon9. Il satellite e il Nanobook sono oggetti di piccole dimensioni, ma grandi nella loro portata, già nel nome e nel logo della Missione Spaziale evocano il desiderio di contribuire a generare speranza, ponendo un segno nel cielo affinché sulla terra vi sia più fraternità e condivisione, motori di ogni speranza possibile. L’iniziativa è una icona del messaggio del Papa del 27 marzo 2020 che, con la Statio Orbis in Piazza S. Pietro, ha invitato il mondo a sperare. Il progetto ha poi coinvolto l’Agenzia Spaziale Italiana, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, Il Politecnico di Torino, l’Instituto para el Diálogo Global y la Cultura del Encuentro – IDGCE, l’Istituto Universitario Salesiano di Venezia – IUSVE e l’Apostolato Digitale dell’Arcidiocesi di Torino. Il satellite cuore della missione custodisce il Nanobook, con le parole del Papa, una trasmittente e un chip di memoria che invitano, simbolicamente, le persone a sperare ed agire per condividere speranza. Dopo mesi di frenetico lavoro ed intensa passione è finalmente in corsa verso l’orbita eliosincrona, a circa 525 km di altitudine dalla superficie terrestre, il CubeSat 3U costruito dagli studenti del Politecnico di Torino. Il parallelepipedo, di 34x10x10 centimetri, pesante meno di 3 kg, custodisce sistemi ad alta tecnologia benedetti dal Santo Padre Francesco nell’udienza del 29 marzo scorso. Oltre alle apparecchiature di volo e di telemetria, il piccolo messaggero porta con sé diversi “strumenti” di speranza e pace.  

     

    La Missione Spei Satelles, appena lanciata con successo, porta nello spazio un Nanobook realizzato dall’Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del Consiglio Nazionale delle Ricerche. L’Agenza Spaziale Italiana sottolinea che la microscopica lastra di silicio riporta, in uno spazio infinitesimale, il testo del libro ‘Perché avete paura? Non avete ancora fede’ che raccoglie le riflessioni e le immagini del Papa durante i giorni terribili della pandemia ed in particolare della Statio Orbis del 27 marzo 2020. Lanciato nello spazio, il Nanobook vuole essere un segno di speranza posto in cielo, invisibile agli occhi, ma non al cuore di chi da quei momenti vuole ripartire con slancio verso un futuro di fraternità e condivisione, aggiunge l’Asi. La voce del satellite sarà una trasmittente che in banda radio amatoriale, sulla frequenza di 437.5 MHz modulazione: GMSK a 9600 bit/s e protocollo: AX.25 trasmetterà messaggi desunti dal Magistero Pontificio sulla speranza. Al sorgere del sole nei diversi punti del globo sarà possibile essere raggiunti da una parola di conforto e di sprone sulle strade della speranza. Infine, la missione Spei Satelles coinvolge anche tutte le persone sulla terra che lo desiderano. Infatti, dal 27 marzo 2023, giorno dell’apertura del sito www.speisatelles.org in centinaia da tutto il mondo hanno aderito al progetto iscrivendosi al sito ed ottenendo la simbolica boarding pass con cui ciascuno è “salito a bordo” impegnandosi a fare una azione di misericordia sulla terra. Uomini e donne, giovani e bambini. Come María, dal Messico che si impegna a esporre messaggi di pace nel suo negozio, Andrea, 17 anni, dagli Usa che si impegna a scrivere una lettera di ringraziamento ai suoi insegnanti per l’amore e la dedizione con cui vivono la loro missione o don Renato, dall’Italia, che si impegna ad aiutare i ragazzi ad esprimersi in rete con intelligenza, rispetto ed empatia, riferisce la nota dell’Asi in cui si evidenzia che visto il successo e la possibilità che l’adesione possa rappresentare un efficace strumento educativo, benché il lancio sia avvenuto sarà ancora possibile iscriversi ed attraverso la stazione di controllo a terra i nomi verranno scritti a distanza sulla memoria in orbita. Sostenuti dalle rispettive istituzioni, esprimono emozione e soddisfazione i protagonisti sul campo della missione che hanno incontrato Papa Francesco in occasione della benedizione del satellite e da Lui per primo sono stati incoraggiati. 

    Sono molti gli esperti che hanno contribuito alla realizzazione della missione spaziale Spei Satelletes che sta portando nello spazio il messaggio di speranza del Papa dedicato all’umanità intera e se c’è chi l’ha definita “una sfida” da realizzare in poco tempo, per altri è “una meravigliosa avventura”. Ecco le loro voci.  

    Per Silvia Natalucci, responsabile dell’Unità Micro e Nanosatelliti dell’Asi e che ha coordinato la missione, “realizzare questa missione in un tempo così breve è stata una bella sfida”. Una sfida, sottolinea, “vinta soprattutto grazie alla determinazione con cui i giovani del team congiunto Asi-Politecnico di Torino hanno inseguito il sogno di portare nello spazio questo piccolo satellite che, in sintonia con l’etimologia latina della parola, sarà custode del messaggio di fiducia e speranza che Papa Francesco, il 27 marzo 2020, ha voluto offrire al mondo sofferente per la pandemia; un perfetto esempio di come un uso pacifico delle tecnologie possa contribuire alla creazione di una cultura condivisa di pace e speranza fra i popoli”. 

    Sabrina Corpino, che ha guidato gli studenti del Politecnico che in soli 5 mesi hanno realizzato il satellite, evidenzia che “dopo mesi di intenso lavoro abbiamo atteso con grande trepidazione il momento in cui Spei Satelles è arrivato sulla rampa di lancio. Dopo il lancio, i ragazzi e le ragazze che hanno sviluppato il satellite hanno realizzato che il risultato di tutto il loro impegno è arrivato davvero nello spazio e che hanno contribuito a costruire una vera e propria missione spaziale. Hanno, abbiamo, già imparato tantissimo”. Corpino aggiunge che “tra qualche giorno inizieranno le operazioni in orbita e raccoglieremo i dati che ci consentiranno di validare il progetto, i modelli matematici e le analisi che abbiamo condotto nei nostri laboratori. Avremo l’opportunità di accrescere le nostre conoscenze sia tecniche sia scientifiche, e insieme contribuire a diffondere parole di speranza per il nostro futuro”. 

    “Per ora – prosegue ancora Corpino – prendiamoci un momento per fermarci e condividere la gioia di essere arrivati fino a questo passo fondamentale della missione. Per un ingegnere che lavora nel campo spaziale, il lancio in orbita di un satellite è sempre un evento emozionante. Quando sul lanciatore c’è qualcosa che tu hai costruito, diventa un’esperienza che non dimenticherai mai”. Dal canto suo Andrea Notargiacomo, primo ricercatore dell’Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del Consiglio Nazionale delle Ricerche che ha realizzato il Nanobook, sottolinea che “è una enorme soddisfazione poter contribuire a diffondere un così grande messaggio di speranza universale attraverso oggetti così piccoli come un micro-satellite CubeSat e il Nanobook custodito al suo interno”. “L’iniziativa Spei Satelles rappresenta un connubio unico tra scienza, tecnologia, cultura e fede, dimostrando come l’interazione tra competenze, idee e pensieri differenti possa generare forte innovazione e, allo stesso tempo, essere una preziosa fonte di arricchimento umano e sociale” aggiunge Notargiacomo. 

    Inoltre Marica Padoan dello Iusve, che ha disegnato il logo della missione, evidenzia che “creare un logo è un po’ contribuire all’identità e all’immaginario che circonda la missione. Ho ricevuto molti riscontri rispetto al mio piccolo contributo a questo progetto che confermano come speranza e inclusione possano essere interpretate e suggerite anche con segni grafici”. Mentre Gianluca Cerasola, che dopo il film Starman ha ispirato le prime conversazioni sulla idea di portare il Messaggio della Statio Orbis nello spazio, osserva: “Fare documentari sullo spazio, con personaggi come l’astronauta Luca Parmitano, ha toccato la mente ed il cuore di tanti immergendoli nel mistero della realtà che ci circonda, e con il desiderio di custodirla. Contemplare adesso Spei Satelles in orbita per portare questo messaggio così profondo è qualcosa che ispira più della idea o della realizzazione di un film; è un richiamo alla speranza, un invito a cambiare stile di vita”. 

    Anche Don Luca Peyron, che insieme al team dell’Apostolato Digitale ha coordinato gli aspetti culturali e pastorali della Missione, evidenzia che “Spei Satelles è stata ed è una meravigliosa avventura spaziale condivisa con i giovani e che guarda e coinvolge soprattutto loro. I giovani in senso anagrafico, ma soprattutto i giovani in senso spirituale, coloro che vogliono continuare ad essere giovani perché continuano a generare vitalità e speranza per le persone che incontrano”. 

    Infine, Monsignor Lucio A. Ruiz, che ha coordinato tutto il progetto per conto della Santa Sede quale Segretario del Dicastero per la Comunicazione, conclude che “il messaggio di Papa Francesco nello Spazio è segno ed immagine di tenerezza e benedizione per il mondo. Oggi questo progetto diventa realtà grazie alle tante istituzioni e persone che hanno scelto di unirsi e fare squadra. La immensità dello spazio ci fa sognare sempre, e oggi abbiamo tutti bisogno di tornare a sognare assieme, con la speranza che torni nel mondo la così tanto implorata pace impegnandoci tutti. Colgo questa unione e questa comunione come un primo grande frutto e segno di speranza. Lavorare insieme per portare questo segno di speranza ci rende più amici, fratelli e sorelle tra noi, ‘Fratelli tutti’”.