Spazio, anche l’Esa torna su Venere

S
i chiama EnVision e sarà il prossimo orbiter che l’Agenzia Spaziale Europea manderà su Venere. Il satellite, spiega l’Esa, “fornirà una visione olistica del pianeta, a partire dal suo nucleo interno fino all’atmosfera superiore, per determinare come e perché Venere e la Terra si siano evoluti in modo così diverso”. La missione è stata selezionata oggi dal Science Programme Committee dell’Esa come quinta missione di classe media nell’ambito del piano Cosmic Vision dell’Agenzia, con l’obiettivo di un lancio nei primi anni del prossimo decennio. “Ci aspetta una nuova era nell’esplorazione del nostro ‘vicino’ più prossimo, ma estremamente diverso, nel sistema solare” afferma Günther Hasinger, Direttore per la Scienza dell’Esa.  

“Sommato alle missioni su Venere recentemente annunciate dalla Nasa, avremo un programma scientifico estremamente completo su questo enigmatico pianeta entro il prossimo decennio” sottolinea Hasinger. Domanda chiave nella scienza planetaria è perché, nonostante sia più o meno della stessa dimensione e composizione, il nostro vicino “di casa” nel Sistema Solare interno abbia sperimentato un cambiamento climatico così significativo: invece di essere un mondo abitabile come la Terra, Venere ha infatti un’atmosfera tossica ed è avvolto da spesse nubi ricche di acido solforico.  

Molte le domande che gli scienziati vorrebbero chiarire sul pianeta ‘gemello’ della Terra. A cominciare da quale storia ha segnato Venere per arrivare a questo stato e se questo potrebbe preannunciare il destino della Terra se anch’essa dovesse subire un disastroso effetto serra. Ma Venere è ancora geologicamente attivo? E potrebbe aver ospitato un tempo un oceano e persino aver dato sostentamento a forme di vita? Cosa si può imparare sull’evoluzione dei pianeti terrestri in generale, man mano che scopriamo altri esopianeti simili alla Terra?. Sono queste le domande aperte dalla scienza. E l’innovativo insieme di strumenti di EnVision affronterà questi grandi temi.  

Il satellite sarà equipaggiato con una serie di strumentazioni fornite dall’Europa, tra cui un ecoscandaglio per rivelare la stratificazione del sottosuolo e spettrometri per studiare l’atmosfera e la superficie. Gli spettrometri, spiega l’Esa sul sito ufficiale, “monitoreranno le tracce di gas nell’atmosfera e analizzeranno la composizione della superficie, andando alla ricerca di eventuali cambiamenti che potrebbero essere collegati a segni di vulcanismo attivo”. Inoltre, un radar fornito dalla Nasa raccoglierà immagini e mapperà la superficie.  

In aggiunta, prosegue l’ESa, “un esperimento basato sulla radio scienza sonderà la struttura interna del pianeta e il campo gravitazionale, nonché andrà a indagare la struttura e la composizione dell’atmosfera. Gli strumenti lavoreranno insieme per caratterizzare al meglio l’interazione tra i diversi confini del pianeta – dall’interno, alla superficie, all’atmosfera – fornendo una visione globale del pianeta e dei suoi processi”. EnVision segue il grande successo della missione Venus Express dell’Esa avvenuta fra il 2005 ed il 2014 e concentrata principalmente sulla ricerca relativa all’atmosfera, ma che ha anche portato a scoperte incisive, indicando possibili punti caldi vulcanici sulla superficie del pianeta. 

Anche la sonda Akatsuki della Jaxa sta studiando l’atmosfera di Venere dal 2015. EnVision migliorerà significativamente le immagini radar della superficie del pianeta ricavate da Magellan della Nasa negli anni ’90. Lavorando insieme alle prossime missioni Davinci+ (Deep Atmosphere Venus Investigation of Noble gases, Chemistry, and Imaging) e Veritas (Venus Emissivity, Radio Science, InSar, Topography, and Spectroscopy) della Nasa, il trio di nuove navicelle fornirà il più completo studio di Venere di sempre, assicurano gli esperti dell’Esa.