(Adnkronos) – La Nasa ci riprova e questa volta, con il programma Artemis, è anche l’Europa con l’Esa a tornare sulla Luna. Ma dall’ultimo passo compiuto sul nostro satellite naturale ai successo di oggi – della prima missione del nuovo secolo – sono ormai passati 50 anni. Ed altri ne saranno necessari prima di riportare astronauti sul suolo lunare. Era infatti il dicembre del 1972 quando l’astronauta Eugene Cernan ha lasciato l’ultima impronta umana sulla Luna ritagliando per la missione Apollo 17, di cui era comandante, un capitolo nella storia dell’umanità. “Qui l’uomo completò la sua esplorazione della Luna, nel dicembre 1972. Possa lo spirito di pace nel nome del quale qui giungemmo riflettersi sulla vita di tutti gli uomini” era il messaggio inciso sulla targa che il comandante Cernan lesse in diretta Tv e che appose sul modulo lunare segnando la fine dell’era delle missioni Apollo.
Sulla targa anche la firma degli astronauti Ronald E. Evans e Harrison H. Schmitt e dell’allora presidente degli Stati Uniti d’America, Richard Nixon. “La missione Apollo 17 e stata la più lunga, spettacolare e produttiva del programma Apollo anche perché era l’ultima e dopo la cancellazione delle missioni 18, 19 e 20, per i tagli al budget Nasa, doveva assolutamente portare a casa i migliori risultati scientifici. E così fu.” ricorda, conversando con l’Adnkronos, Antonio Lo Campo, esperto di storia dello spazio e giornalista scientifico. “Ora, giusto a 50 anni dall’impresa perfetta di Eugene Cernan e dei suoi compagni di missione, la corsa alla Luna -sottolinea- è ripartita e, a differenza di allora, il nuovo programma Artemis, pur essendo a guida Nasa, si avvale anche della cooperazione internazionale” e vede anche l’Agenzia Spaziale Europea in campo.
E in questo contesto, Lo Campo tiene a sottolineare che “l’Italia con Asi e le sue aziende di punta è grande protagonista con lo sviluppo e realizzazione dei moduli di servizio della navicella Orion, dei moduli abitativi della futura stazione Gateway in orbita lunare e di molte componenti che verranno inviate così come sulla superficie selenica”. “Artemis 1 con il suo successo recente – aggiunge ancora – ha tracciato il percorso che, come mi ha confermato Sam Scimemi, uno dei responsabili Nasa del programma, riporterà sicuramente gli astronauti sulla Luna ma con l’obiettivo ben puntato su Marte”.
“Cinquant’anni fa l’astronauta Eugene Cernan si allontanava dalla Luna con la sensazione che sarebbe passato parecchio tempo prima di rivedere altri essere umani impegnati a ripercorrere le gesta dei dodici eroi moderni che hanno calpestato il suolo lunare. Ma nemmeno lui avrebbe pensato che ci sarebbero voluti più di cinque decenni per partorire un nuovo programma di esplorazione lunare, Artemis” sottolinea nel suo editoriale il direttore Walter Riva che ha voluto dedicare l’ultimo numero di “Cosmo” proprio alla missione Apollo 17.
Il cinquantesimo anniversario dell’ultima missione lunare umana viene infatti rievocato nella cover story di dicembre di “Cosmo”, prestigiosa rivista di astronomia, cultura scientifica e space economy, che è arrivata in edicola addirittura con un ricordo tangibile per tutti grazie alla esatta replica della ‘lunar plaque’ che gli astronauti dell’Apollo 17 sono andati a depositare sulla superficie della Luna, in quel lontano dicembre 1972. La ‘lunar plaque’ fu applicata alla scaletta del modulo lunare Challenger con cui fu compiuto l’ultimo allunaggio.
La targa, un oggetto di pregio per chi studia, ama e segue l’uomo nella sua conquista di altre realtà fuori dalla Terra, vuole ricordare a tutti quella pagina di storia dell’umanità, quando il comandante Cernan, scomparso nel 2017, puntò dritto alla Vallata di Littrow, l’11 dicembre 1972, e con il collega di missione, l’astronauta, geologo e planetologo Jack Schmitt, e compì le ultime escursioni con il Lunar Roving Vehicle, la vecchia ‘jeep lunare’. “Le ultime impronte sulla Luna sono le mie” disse Cernan rivendicando, in un ricordo dell’ultima missione sulla Luna, il grande successo dell’Apollo 17. “Torneremo sulla Luna?” gli fu chiesto. “Ne sono certo” disse. Senza esitazione. (di Andreana d’Aquino)