Quando ci si trova involontariamente nel mezzo di una rapina a mano armata, c’è soltanto da augurarsi che si tratti di una modalità criminosa condotta da dei professionisti, altrimenti il rischio di rimetterci le penne è altissimo.
La casistica ci ha però insegnato che, purtroppo, quando si tratta di una rapina a danno di un portavalori, nella migliore delle ipotesi qualche colpo d’arma da fuoco ci scappa puntualmente. Questo perché, oltre che ad essere debitamente blindato, e dotato di un sistema satellitare in grado di interrompere a distanza il flusso della benzina, oggi un furgone per il trasporto della valuta (in contanti), ha molte più chance di ‘resistere’ – il tempo necessario per riuscire a gestire ‘l’attacco’ – fino all’arrivo delle forze dell’ordine.
Per questo motivo solitamente i rapinatori professionisti ‘prediligono’ gli assalti nei tratti autostradali: bloccano il furgone per poi esibire armamenti spesso sofisticati, quando non addirittura gli esplosivi.
Un lungo preambolo per spiegare che certamente il commando formato da almeno 4 uomini che stamattina alle 8, si è reso protagonista di una feroce rapina nella periferia capitolina, al Casilino (per esattezza in via Anteo), non è detto che fosse formato da professionisti del ‘settore’, quanto invece da criminali comuni ‘associatisi’ per come dire, tentare il ‘colpo della svolta’.
Una ‘teoria’ dimostrata da fatto che, probabilmente grazie a qualche ‘soffiata’, non avendo la disponibilità di armi e mezzi per ’sorprendere’ il blindato a ‘pieno carico’ (quando ‘viaggia’ verso il deposito dopo aver completato il giro di tutti i prelievi), la banda ha deciso di agire in riferimento soltanto ad uno dei vari ‘ritiri o consegne’ (in questo caso si trattava infatti di diversi plichi postali), che solitamente queste società effettuano, spesso ‘raccogliendo’ gli incassi di supermercati o di grosse aziende.
Quindi, con un complice pronto a partire a tutta velocità, e qualcuno a far da ‘palo’, quando la guardia giurata ha ritirato il sacco con la valuta, due rapinatori si sono avvicinati intimando di consegnare il sacco. Purtroppo non è stato chiarito se nel frattempo, fiutato il pericolo sia intervenuto un collega del vigilantes, o se invece sia stato lo stesso a reagire, fatto è che senza troppi scrupoli sono partiti i colpi.
La gang è così riuscita a fuggire via con 350mila euro fra plichi e contanti, mentre il povero vigilante è rimasto a terra in un lago di sangue. Ad ogni modo, prontamente soccorso, è stato trasportato in ospedale, dove non sarebbe in pericolo di vita. Gli inquirenti stanno ascoltando eventuali testimonianze (accanto al luogo della rapina c’è un bar), e controllando tutte le videocamere di sicurezza site nell’area della rapina.
Max