I ripetuti tentativi di un contatto telefonico con il killer andati a vuoto, la porta blindata fatta esplodere con una micro-carica, l’impiego dei cani di assalto che lo hanno trovato già morto a terra, in una stanza da letto. Il comandante del Gruppo intervento Speciale (Gis) dei carabinieri, in un’intervista all’Adnkronos, ripercorre l’irruzione degli uomini delle forze speciali dell’Arma nella villetta, dove si era barricato Andrea Pignani, l’ingegnere informatico che ieri ha sparato e ucciso i due fratellini di 5 e 10 anni, Daniel e David Fusinato, e il 74enne Salvatore Ranieri, per poi togliersi la vita in una villetta a Colle Romito ad Ardea in provincia di Roma. “L’arma territoriale aveva già predisposto la ‘cinturazione’ dell’obiettivo. Non temevamo fuggisse”, racconta il comandante del Gis aggiungendo: “Non sapevamo che situazione avremmo trovato una volta entrati: non era confermato se fosse vivo o se si fosse sparato. E’ stato un intervento tipico, con un livello di minaccia alto e per questo abbiamo adottato tutte le disposizioni per mettere in sicurezza il personale che opera”.
Prima dell’irruzione è stato più volte tentato un contatto con il killer. “I negoziatori della territoriale – spiega il comandante – hanno tentato più volte un contatto con lui al telefono ma non ha mai risposto, un tentativo c’è stato anche tramite telefoni famigliari, ma le chiamate sono andate a vuoto. Anche i nostri negoziatori, prima di fare ingresso, hanno tentato un’ultima volta contatti telefonici per fare tutto il possibile per evitare l’irruzione, ma in assenza di risposta il pubblico ministero e il comandante provinciale ci hanno dato l’ok per entrare”. A quel punto l’irruzione è iniziata facendo esplodere la porta blindata: “Siamo stati costretti a posizionare una micro-carica esplodente sulla porta blindata, poi abbiamo usato altri artifizi esplodenti e stordenti che hanno determinato ulteriori rumori simili a quelli di un’arma da fuoco, ma non ci sono stati colpi di arma da fuoco”. “Da quando abbiamo esploso la carica non abbiamo avuto alcuna reazione all’interno, nessun rumore – osserva il comandante del Gis – Abbiamo usato anche cani da assalto. Uno dei cani ha individuato l’uomo, era deceduto, a terra, in una delle stanze. In tutto l’irruzione è durata 10 secondi”.
Gli uomini del Gis, che ha base a Livorno, sono entrati in azione in appena due ore e mezza dall’allerta. “Siamo stati allertati dal comando generale intorno alle 12.30 e siamo andati sul posto”, osserva il comandante. Da Livorno “siamo partiti alla volta del nucleo di Pisa dove c’erano ad aspettarci due elicotteri dei Carabinieri, dedicati al pronto impiego del Gis, a bordo dei quali siamo arrivati nella zona di atterraggio, individuata accanto al luogo dell’evento. Il primo velivolo è atterrato alle 14.55, il secondo cinque minuti dopo”.
“Ciò è un segno di efficienza, il dispositivo dell’Arma funziona perché c’è dietro tutta una macchina fatta di piloti, del personale dell’arma territoriale che ha preparato il nostro arrivo sul posto”. Il comandante vuole rimarcare proprio la sinergia con l’arma territoriale: “Sono stati veramente bravi e hanno fatto un grande lavoro dal punto di vista tecnico. Hanno tenuto la situazione molto calma e in questi casi è molto importante; è stata cinturata bene la zona, è stato creato un luogo di comando chiaro dove ci siamo interfacciati appena arrivati e dove c’erano il comandante provinciale, il nucleo investigativo e il pm”. “L’arma dei carabinieri ha dato una risposta efficiente ed immediata” nonostante la “tristezza dei fatti” accaduti.
Gli uomini del Gis sono abituati ad intervenire in situazioni estreme e ad alto rischio, come la liberazione di ostaggi o la cattura di pericolosi latitanti. E poi sono protagonisti di irruzioni come quella di ieri ad Ardea o, nel 2018, a Qualiano, nel napoletano, dove un uomo si era barricato in casa dopo aver ucciso la madre. E tutte le volte, oltre alla professionalità e alla preparazione tecnica, c’è il lato umano, ciò che si prova di fronte a tragedie simili: ” E’ l’emozione di un padre nel vedere dei corpicini per terra. Sono emozioni forti. Si cerca di restare lucidi. Noi interveniamo per raggiungere un obiettivo, la cattura del soggetto, con il minimo dei danni collaterali”.
“Il nostro personale è altamente selezionato, prima che sull’aspetto tecnico e tattico, sull’aspetto umano – prosegue il comandante – Sono ragazzi molto equilibrati, con la testa sulle spalle e riservati: non ci sono Rambo, non ricercano la visibilità”, prosegue il comandante.
“Interveniamo in situazioni spiacevoli, ma siamo chiamati a poter dare sicurezza, una risposta pronta, veloce ed efficace in momenti in cui c’è caos e insicurezza”, conclude il comandante.