Lunedì oltre cinquemila migranti, tra cui circa 1.500 minori, hanno attraversato la frontiera di Tarajal e Benzù e sono entrati illegalmente a Ceuta, enclave spagnola nel nord del Marocco. “Una cifra senza precedenti” in così poche ore, riferiscono le autorità di Madrid. I migranti avrebbero superato a nuoto, a piedi o con imbarcazioni di fortuna il confine, raggiungendo il territorio spagnolo. Un uomo sarebbe morto nel tentativo di raggiungere Ceuta. Altre 200 persone hanno raggiunto Melilla, seconda comunità autonoma della Spagna in Africa.
Nelle scorse ore Madrid ha schierato l’esercito a Ceuta per frenare gli arrivi di migranti dal Marocco. La situazione – raccontano i media iberici – “sembra sotto controllo” e un migliaio di persone, entrate irregolarmente nella giornata di ieri, sono state espulse e rimandate in Marocco. Il premier spagnolo Pedro Sánchez ha annullato un viaggio istituzionale previsto a Parigi per affrontare la crisi migratoria. “La mia priorità in questo momento è riportare la normalità a Ceuta”, ha scritto su Twitter.
Come hanno fatto i migranti a passare una frontiera solitamente ben controllata? Secondo quanto si apprende, le forze militari del Marocco non sarebbero intervenute per fermare i migranti. Alla base un conflitto diplomatico tra Rabat e Madrid, dopo che nelle scorse settimane (23 aprile) il governo spagnolo ha accolto Brahim Ghali, ricoverato in un ospedale per cure mediche. Ghali è il leader del Fronte Polisario, organizzazione militante e movimento politico attivo per l’indipendenza dal Marocco del territorio del Sahara occidentale. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Efe, la ministra degli Esteri iberica, Arancha González, ha escluso il nesso tra i due fatti.
Dal 1975 il Fronte Polisario conduce una lotta armata contro il Marocco per l’autodeterminazione del popolo saharawi. Nel 1991 fu promosso un cessate il fuoco, sotto l’egida delle Nazioni Unite, tra le parti. La tregua avrebbe dovuto favorire un referendum sull’indipendenza del territorio, promessa non mantenuta da Rabat per la quale il Fronte Polisario continua a battersi. Il Sahara occidentale è nella lista delle Nazioni Unite dei territori non autonomi.
Nell’autunno scorso, dopo 40 anni di tregua, erano ricominciati gli scontri tra a causa di una violazione da parte del Marocco dei patti del 1991. Il governo di Rabat aveva mandato l’esercito in una zona demilitarizzata del Sud per porre fine alle proteste di alcuni manifestanti saharawi. Ad esacerbare la situazione, la scelta degli Stati Uniti (amministrazione Trump) di riconoscere nel dicembre 2020 la sovranità di Rabat sul Sahara occidentale dopo l’accordo tra Marocco e Israele per ristabilire piene relazioni diplomatiche (dopo Bahrein, Emirati Arabi Uniti e Sudan, che nel settembre scorso hanno siglato a Washington gli Accordi di Abramo).