Fornire informazioni sempre più trasparenti e leggibili, mettendo il cittadino al centro. E’ uno dei principi della transizione digitale che il gruppo Cap ha fatto suo e in questo, incredibile a dirsi, il Covid ha dato una spinta, stavolta positiva. “Forse l’unico aspetto positivo del Covid è che ci ha fatto uscire dalla comfort zone consentendo di metterci in discussione su questi temi. Ci siamo messi al lavoro e abbiamo fatto un grosso salto qualitativo in questo anno e mezzo”, dice all’AdnKronos Alessandro Russo, presidente del gruppo Cap.
Per parlare del nuovo sito gruppocap.it, della app My Cap, e del processo che ha portato alle innovazioni messe in campo, Russo utilizza una metafora. “Siamo partiti da questo assunto: quando guardiamo il mare, possiamo dire che il mare è pulito. Ma è soltanto quando ci mettiamo la maschera e ci immergiamo che ci rendiamo conto di quante cose ci sono sotto. Ecco: noi vogliamo considerare la trasparenza come quella maschera che permette a tutti i cittadini di guardare cosa c’è sotto il nostro lavoro. Questo vuol dire mettere in condivisione informazioni e farlo in un modo leggibile”.
Il nuovo sito, spiega Russo, “prevede tutta una serie di interazioni del cliente con l’azienda attraverso le quali può avere diverse informazioni: dalla qualità dell’acqua del rubinetto nella propria via alla casa dell’acqua più vicina, dalle chatbox per dialogare alla possibilità di vedere i cantieri aperti, quanto costano e chi sta realizzando quei lavori. L’informazione è importante ma è ancora più importante che le aziende si mettano nella condizione di dare strumenti di lettura”.
Insomma, il processo di trasformazione digitale dell’azienda ha in qualche modo ‘imparato’ qualcosa da questo terribile periodo dettato dalla pandemia. E non solo per quanto riguarda il sito. “Stiamo cercando di trasformare la forza del nemico nella nostra forza. Questo deve essere l’approcccio: utilizzare le criticità che il Covid porta con sé e farle diventare un punto di forza”, dice Russo.
L’esempio più lampante? “Quello dello smart working: abbiamo imparato a diventare esperti quando il Covid ci ha obbligato. Non vale solo per questo ma per tanti altri modi di lavorare. Le imprese, come le persone, tendono ad adattarsi e a cogliere le opportunità ed è quello che stiamo cercando di fare. Sono fiducioso che quello che ci sarà dopo il Covid non sarà un ritorno al passato ma uno sguardo al futuro”.