Più che unepurazione è divenuta una vera e propria catastrofe: in seguito al fallito golpe dello scorso 15 luglio, in Turchia ad oggi sono quasi 51.000 i dipendenti pubblici licenziati. Lo testimonia il decreto pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale turca, dove si annunciano licenziamenti per 50.589 dipendenti pubblici, comprese migliaia di insegnanti e accademici, tutti colpiti anche dal divieto di poter tornare in futuro a lavorare nelle istituzioni. Ma come ha twittato il vice premier Nurettin Canikli, non finisce qui: “Le purghe continueranno”. Il decreto pubblicato dalla Gazzetta autorizza le autorità a ritirare il passaporto a queste oltre 50mila persone, in quanto accusate di legami con il movimento dell’imam Fetullah Gulen, ritenuto dal governo di Ankara l’ispiratore del fallito golpe. Intanto a pagare il tributo di posti lavori più grande è stato il ministero dell’Istruzione con 28.163 dipendenti licenziati, per lo più insegnanti. Il decreto, come riporta il portale Turkish Minute, ufficializza anche il congedo dal servizio per 7.669 poliziotti e 323 uomini della gendarmeria. Colpiti dai licenziamenti di massa anche il Consiglio per l’istruzione superiore (Yok, responsabile per le università), con 2.346 licenziamenti, e i ministeri della Sanità e delle Finanze, dove sono rispettivamente 2.018 e 829 i dipendenti costretti a lasciare l’incarico. Al ministero dell’Agricoltura le purghe colpiscono 733 dipendenti e sono 1.519 gli impiegati della Direzione Affari religiosi costretti a lasciare. Tra gli altri, salendo di rango, dovranno rinunciare definitivamente ai loro incarichi 24 governatori e 102 vice governatori. Il decreto-purga, che riguarda anche altri uffici pubblici.
M.