(Adnkronos) – La recente ‘profezia’ di Elon Musk, che ha avvertito del rischio di ‘estinzione’ che corre l’Italia commentando i dati sull’inesorabile calo delle nascite in corso da anni, ha riacceso per qualche giorno i riflettori sul problema. “Ma a prescindere da quello che dice” l’imprenditore noto per la sua visione proiettata sul futuro, “c’è un dato oggettivo: la diminuzione costante del numero di bambini che nascono in Italia. Quest’anno siamo sotto i 400mila. E se togliamo i circa 60mila che nascono” da genitori stranieri, “emerge che i genitori italiani fanno circa 340mila bambini” in un anno. E’ l’allarme lanciato all’Adnkronos Salute da Filippo Maria Ubaldi, presidente della Società italiana di fertilità e sterilità-medicina della riproduzione (Sifes-Mr).
“Nel 1965 le coppie residenti in Italia ne mettevano al mondo circa un milione. La differenza è sotto gli occhi di tutti. Siamo di fronte a una condizione seriamente pericolosa – sottolinea – forse non paragonabile alla guerra, ma senza dubbio una delle problematiche più importanti da affrontare. Purtroppo, però, si parla di denatalità solo nella settimana successiva a quando escono i dati Istat”.
Parlando in occasione del congresso della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre), in corso a Milano dal 3 al 6 luglio, l’esperto torna ad analizzare le radici della denatalità. “Le motivazioni – osserva – sono molte e molto complesse e riguardano situazioni sociali. Sicuramente si fanno figli sempre più tardi e questo porta a una riduzione della probabilità di avere un bambino. Nell’analizzare le ragioni di ciò, c’è chi banalizza dicendo che le donne non vogliono bambini, senza valutare per esempio che anche l’uomo ha un peso e può non assumersi la responsabilità di averli”.
E in ogni caso, precisa, questo è un pezzetto del problema. “Pesano anche altri fattori”. Uno in particolare. “Non c’è quel welfare che invece è presente in altri Paesi come la Francia, e che ha permesso in 30 anni di portare Oltralpe il tasso di sostituzione da 1,3 a 1,99”, più vicino al livello ideale per mantenere il ricambio naturale della popolazione. “Noi oggi in Italia siamo a 1,3, cioè come stavano 30 anni fa in Francia quando si è deciso di investire decine e decine di miliardi per il Welfare e questo è stato per loro il risultato”.
“Basti pensare soltanto alle tasse – prosegue Ubaldi parlando dell’esperienza francese – un figlio porta una riduzione del 25% delle tasse, due figli del 50% e tre figli del 75%. Tutte queste cose, oltre agli asili e alle facilitazioni nella gestione dei bambini, incentivano a fare figli. La politica dice che bisogna cercare di facilitare la probabilità per le coppie di avere dei bimbi, ma lo fa appunto nella settimana successiva alla presentazione dei dati Istat. Poi questi buoni propositi vengono accantonati, dimenticati”.
Dunque, incalza il presidente di Sifes-Mr, “Elon Musk ha ragione. Se continuiamo con questo decremento” delle nascite “non so dove arriveremo. Siamo il Paese maglia nera in Europa, nel mondo lo sono i giapponesi”. Ma che appello lancerebbero i medici della fertilità? “Noi chiediamo in primo luogo più informazione. Vorremmo che passasse il messaggio che i figli vanno fatti il prima possibile. Senz’altro, poi, va garantito sempre più accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita”, evidenzia Ubaldi. A questo proposito l’esperto spiega: “Insieme ad altri colleghi nella commissione tecnica del ministero della Salute abbiamo curato la proposta per i nuovi Lea, che è stata accettata dal ministero” e deve ora affrontare un ultimo passaggio. “Speriamo che il percorso arrivi a conclusione prima della fine dell’anno”, auspica.
“E’ una proposta interessante – commenta – perché permette di andare a fare una buona procreazione medicalmente assistita nelle strutture pubbliche facilitando l’accesso, indipendentemente dalla regione in cui ci si trova, da Nord a Sud. Ed evitando le code lunghissime che si osservano oggi in alcuni ospedali, e le migrazioni da una regione all’altra. Tutto questo lavoro è importante. Fermo restando però – ribadisce Ubaldi – che non si può relegare la questione denatalità al tema di potenziare la fecondazione assistita, perché questa offre un 4% circa dei bimbi che nascono in Italia. La cosa più importante resta fare informazione. Costruire una cultura sui temi della fertilità”.