Fino a qualche giorno fa si potevano nutrire dubbi sull’ingerenza di Soros nelle politiche europee. Oggi il ricorso di Soros a Strasburgo contro l’Ungheria, per la questione dell’accoglienza dei migranti, sgombra ogni nebbia.
La ong Open Society ha presentato istanza davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo contro la stretta di Orban, che chiude i rubinetti alle organizzazioni umanitarie a sostegno dei migranti. L’Ungheria ha semplicemente messo in Costituzione il divieto di accogliere migranti economici. La Open Society, fondazione di Soros, ha per questo motivo lasciato il Paese magiaro.
L’organizzazione Open Society del miliardario George Soros ha quindi presentato istanza davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo e alla Corte costituzionale dell’Ungheria per contestare le recenti leggi del Paese, che operano una stretta sulle ong che lavorano con rifugiati e richiedenti asilo. La Open Society Foundations, in particolare, sostione d’essere stata presa di mira dalle politiche anti-immigrazione del primo ministro Viktor Orban. Il ricorso, che arriva dopo che la Commissione europea ha deferito l’Ungheria alla Corte di Giustizia Ue per le sue leggi su asilo e rimpatrio dei migranti, è evidentemente la “prova tecnica” di quello che le Ong intendono presentare anche contro l’Italia, per scardinare la Legge Salvini. Sia per l’Ungheria che per l’Italia vorrebbero che la Corte Ue sentenzi che “non rispettano le norme europee”. Si tratta della fase finale del procedimento di infrazione lanciato dall’esecutivo comunitario nel 2015 contro l’Ungheria, uno dei quattro Paesi del blocco di Visegrad che portano avanti una stretta sui migranti. In particolare, se le leggi dell’Unione prevedono per gli Stati membri delle zone di transito alle frontiere esterne per le procedure di asilo, la legge ungherese non risponde a tali criteri in quanto permette ai migranti la possibilità di avviare tali procedure all’interno di queste zone ma solo a un numero limitato di persone. La procedura non è conforme al diritto Ue? Questo lo deciderà Strasburgo, resta il fatto che paesi come l’Ungheria e l’Italia non possono certo diventare il campo profughi d’Europa per alleggerire i problemi sociali di Francia e Germania.
Bruxelles ha avviato una procedura d’infrazione per la cosiddetta legge “Stop Soros”. Come se la volontà di Soros possa schiacciare quella del popolo sovrano ungherese. Le leggi Ue, la carta dei diritti fondamentali e i Trattati stanno di fatto comprimendo le volontà dei popoli europei lontani dalla centrale del potere bancario. La legge ungherese che non garba a Strasburgo prende il nome dal filantropo miliardario messo all’indice dal governo di. «Sfidando un pacchetto legislativo che viola in modo flagrante la legislazione europea sui diritti umani, la Commissione Ue ha inviato un messaggio chiaro e inequivocabile che le politiche xenofobe dell’Ungheria non saranno tollerate», ha tuonato Iverna McGowan direttore dell’ufficio europeo di Amnesty International. Come se le leggi debbano essere imposte ai parlamenti da Amnesty e Soros.
L’Ungheria si pone così contro il patto dell’Onu sui migranti, e per difendere il proprio interesse nazionale
Il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, ha parlato così all’Assemblea generale “fermate le ondate migratorie al confine con l’Ungheria”. L’Ungheria è contraria al Patto Onu sui migranti (Global Compact on Migration), che sarà approvato formalmente in Marocco a dicembre. Lo ha detto il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
“Questo patto va contro il nostro interesse nazionale”, ha detto il ministro. “Suggerisce che le migrazioni portano benefici, che la migrazione è vantaggiosa”, “suggerisce che una società multiculturale è migliore di una società omogenea”, ha aggiunto Szijjarto.
“Spetta ai paesi decidere” e “noi invitiamo la comunità internazionale a non incoraggiare le ondate migratorie, ma a porvi fine”, ha proseguito. I Paesi membri dell’Onu, ad eccezione degli Stati Uniti, hanno approvato lo scorso luglio il patto globale, non vincolante, sulla migrazione. Alcuni giorni dopo, l’Ungheria ha annunciato il proprio ritiro. Considerato come il primo documento internazionale sulla gestione delle migrazioni, il patto sarà formalmente adottato nel corso del summit in programma a Marrakech il 10 e 11 dicembre. In molti sperano l’Italia aderisca presto al patto di Visegrad.