Spazi vuoti alla ricerca di un barlume di vita, serrande chiuse, piazze anonime, strade deserte, pochi sguardi spesso attoniti, un invadente e desolante silenzio.
È solo una delle mille istantanee dell’“economy covid”, che ha colpito le aree centrali ed i quartieri di “business” delle città.
La riscoperta dei borghi, quella genuina bellezza tutta italiana di un paese ricco di angoli di cultura a testimonianza di un tempo che fu, cancellato da decenni dai grandi agglomerati urbani, da esigenze lavorative, da incontrollate necessità di consumo.
Cosa accomuna la prima fotografia alla seconda? Probabilmente lo “smart working” che sta cambiando il nostro modo di pensare il lavoro, i nostri ritmi, ma soprattutto le nostre “location”, così le città si svuotano a favore di quei luoghi dove la vita scorre più lentamente dove “portata d’uomo” diventa parola chiave, dove attraverso il digitale si coniuga il “working” con un più sereno “life balance” facendolo diventare “smart”.
Il crollo del P.I.L., la cassa integrazione, i settori di servizio ad uffici e lavoratori che solo in parte sono ripartititi a ranghi molto ridotti e con mille difficoltà che mettono in discussione esistenza e funzionalità di tali comparti in un mondo che ha cambiando improvvisamente modo di ragionare.
Roma – Milano in tre ore… “un life motive” che ci ha accompagnato negli ultimi anni, bello, utile… ma se tutti dovessero lavorare da casa a cosa servirebbe?
Una flotta di taxi o ncc pronti a scorrazzarti per la città a qualsiasi ora… purché siano pieni ed in continuo movimento altrimenti diventerebbero semplicemente automobili parcheggiate.
Alberghi pronti a prepararti un soggiorno per qualsiasi budget, 365 giorni l’anno, rapidi nell’allestire sale conferenze, il tutto condito con grande efficienza e professionalità…. ma se gli ambienti di “work meeting” dovessero diventare solamente digitali queste attività si tramuterebbero in palazzi vuoti.
Luoghi di ristoro adatti ad ogni esigenza culinaria e spesa, rapide portate di qualità, facilmente digeribili sapendo che i propri clienti hanno un tempo determinato per la pausa pranzo per poi ritornare subito in ufficio… ma se quei stessi clienti dovessero lavorare dal proprio salotto di casa si recherebbero probabilmente nella loro cucina, il tragitto sarebbe più rapido e comodo.
Queste semplici considerazioni sono sufficienti quanto basta per capire che i danni economici del virus rischiano di essere molti, forse troppo ingenti, per quest’Italia divenuta ormai da anni troppo piccola, per un Europa che corre o forse correva e sono diversi i quesiti di vita quotidiana per cui molti lavoratori devono trovare una risposta che mese dopo mese diventa sempre più sfuggente.
Lo “smart working” deve essere disciplinato con intelligenza pensando che ogni lavoratore è sia un fattore di produzione, ma anche di consumo, altrimenti si rischia di innescare un effetto domino sull’economia che via via travolgerebbe tutti i settori cancellando la parola “working”, rendendo sola la parola “smart”, che inevitabilmente, mancandole l’altra metà, diventerebbe molto ma molto “sad”.
Per molte attività commerciali che vivono di interazione umana ripartire deve essere il motto, un esempio lampante di come la società sia cambiata è il quartiere Salario Pinciano zona Piazza Fiume che fino a pochi mesi fa era uno snodo molto importante per la vita lavorativa romana, questo quartiere, messo in grave crisi dalla diffusione del virus oggi con determinazione rialza la testa, le varie attività: bar, gelaterie, pizzerie, ristoranti e negozi di ogni genere propongono i loro beni e servizi in maniera accattivante rispettando le norme anti covid, come ad esempio la Farmacia Gellini di Roma, in Corso d’Italia n.100, tra Porta Pia e Piazza Fiume, sempre aperta 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno, ben fornita e piena di offerte che è stata inoltre un punto di riferimento molto importante, in piena pandemia, per tante famiglie, permettendo loro di poter essere servite in qualsiasi fascia oraria diurna e notturna evitando l’assembramento dei clienti.
In conclusione lo “smart working” può essere un’opportunità, un nuovo modo di pensare la vita lavorativa, tuttavia ha dei risvolti potenzialmente negativi che se mal gestiti possono causare ingenti danni economici minando il potere di acquisto, la capacità di consumo ed investimento delle famiglie. E’ necessario pertanto utilizzare tale strumento con grande responsabilità.