Covid e variante Omicron in Italia, con l’impennata di contagi si accende nuovamente il dibattito sullo smart working per i lavoratori della Pubblica Amministrazione. Ma mentre sindacati, esperti, ma anche il M5S, chiedono che la possibilità di ‘lavoro agile’ da casa venga ripristinata del tutto per arginare nuovi casi e focolai nel pubblico impiego e per non farsi trovare “impreparati” dalla nuova ondata, oggi il Dipartimento della Funzione Pubblica ha respinto al mittente le richieste, definendole “incomprensibili”, data la “già ampia flessibilità per organizzare sia la presenza, sia il lavoro a distanza, tanto nel lavoro pubblico quanto nel lavoro privato”. E sottolineando come vaccinazioni, green pass e Super green pass abbiano garantito il massimo livello di sicurezza sanitaria.
PA: “INVOCAZIONE SMART WORKING INCOMPRENSIBILE” – “La linea fin qui seguita dal Governo, grazie alle vaccinazioni, al green pass e al super green pass, ha reso pienamente compatibile il massimo livello di apertura delle attività economiche, sociali e culturali con il massimo livello di sicurezza sanitaria. Con riferimento alla richiesta di smart working da parte di alcune sigle sindacali del pubblico impiego, ricordiamo che la normativa e le regole attuali già permettono ampia flessibilità per organizzare sia la presenza, sia il lavoro a distanza, tanto nel lavoro pubblico quanto nel lavoro privato”. A sottolinearlo, la nota del Dipartimento della Funzione pubblica. “Le amministrazioni pubbliche, in particolare, sulla base delle linee guida recentemente approvate con il consenso di tutti (sindacati, Governo, amministrazioni centrali e locali), possono decidere la rotazione del personale consentendo il lavoro agile anche fino al 49% sulla base di una programmazione mensile, o più lunga”.
“Ricordiamo, inoltre, che la maggior parte dei dipendenti pubblici (gli addetti della scuola, della sanità e delle forze dell’ordine, che rappresentano circa i due terzi dei 3,2 milioni totali) sono soggetti all’obbligo di vaccino e, in larghissima maggioranza, sono tenuti alla presenza. Alla luce della grande flessibilità riconosciuta alle singole amministrazioni e dell’esigua minoranza di dipendenti pubblici che potrebbe realmente lavorare da casa, risulta, dunque, incomprensibile l’invocazione dello smart working per tutto il pubblico impiego. Un ‘tutti a casa’ come sperimentato, in assenza dei vaccini, durante la prima fase della pandemia nel 2020, legato al lockdown generalizzato e alla chiusura di tutte le attività economiche e di tutti i servizi, tranne quelli essenziali. Non è questa la situazione attuale”, conclude il Dipartimento della Funzione pubblica.
CGIL: “RISCHIAMO DI FARCI TROVARE IMPREPARATI IN NUOVA ONDATA” – “Purtroppo rischiamo ancora una volta di farci trovare impreparati in una nuova ondata della pandemia. Da tempo chiedevamo una stretta maggiore sui vaccini e adesso in una situazione così complicata bisogna organizzarsi anche aumentando lo smart working dove possibile”. Ad affermarlo è Natale Di Cola, segretario Fp Cgil di Roma e del Lazio, intervenuto stamane ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” su Radio Cusano Campus. “In questi mesi – sottolinea – si è perso tempo prezioso per organizzarsi e dunque ancora non si è pronti per fare in modo che lo smart working possa essere realizzato nel modo migliore possibile. Le cose sono andate bene dove c’è un’amministrazione che ha fatto un processo di innovazione tecnologica e sono andate male dove questi sistemi sono obsoleti. Nel futuro il tema dello smart working andrà affrontato come un’opportunità che, se ben organizzata, oltre ad essere efficace per l’azienda può dare una mano anche al Paese”.
SINDACATO PA SCRIVE APPELLO A DRAGHI – “In questi giorni di aumento esponenziale dei contagi è preoccupante che ci si ostini a rinviare o ritardare il rilancio del lavoro agile quale misura di prevenzione dal contagio. Lo smart working è lo strumento più incisivo, derivato dall’emergenza pandemica, per riconfigurare e rimodellare l’organizzazione e il funzionamento della PA., con l’obiettivo di evitare rallentamenti nell’attuazione dei progetti e di disperdere i 25 mld di euro dei Fondi Europei”. Così nella lettera inviata al Presidente del Consiglio, Mario Draghi firmata da Tiziana Cignarelli, segretaria generale della Flepar, il sindacato dei professionisti della Pa, e della Codirp, la Confederazione che rappresenta la dirigenza pubblica.
“Ridurre la distanza tra le Pa e tra Pa e cittadini – si legge nella missiva – significa anche garantire la prossimità dei servizi e dei centri decisionali rispetto al cittadino e all’impresa, potenziando le strutture sui territori e distretti produttivi. Speriamo in direttive e monitoraggi ministeriali che evitino la riduzione dei Piani di integrazione Azioni e Organizzazione (Piao) nell’ennesimo adempimento formalistico burocratico, privo di incidenza effettiva interna ed esterna alle Amministrazioni e non purché disciplinato dalla contrattazione collettiva nazionale e integrativa. ll lavoro agile consentirebbe di ridurre i costi della ‘macchina statale’, favorendo criteri di valutazione basati sui risultati”.
“Occorre fare tesoro delle esperienze dell’anno passato in cui si è visto che tramite lo smart working si è riusciti a fornire i servizi anche durante il lockdown (si vedano a tale proposito i dati di produttività che sono addirittura aumentati per gli uffici che erano tecnologicamente più preparati). Lo smart working – è scritto nella lettera inviata al premier – è un’occasione di modernizzazione organizzativa, non solo uno strumento di lavoro; è un modo per ridurre spostamenti inutili di persone con vantaggio per l’ambiente e in questo momento per la collettività”.
“Occorre assumere – prosegue la lettera – le decisioni organizzative necessarie senza pregiudizi sfruttando le opportunità offerte dallo smart working in tempi rapidi per ottenere lo stesso effetto preventivo che ebbe lo scorso anno la riduzione degli spostamenti. L’Ema il 6 dicembre e l’Oms il 14 dicembre scorsi hanno chiarito l’importanza, oltre che del vaccino, delle altre misure di prevenzione tempestive, compreso il telelavoro. Già a metà dicembre, quindi, ci ha sorpreso che si trascurassero misure che sui posti di lavoro diventano essenziali, ancor più desolante che fossero trascurate nella pubblica amministrazione, che dovrebbe essere esempio di lavoro sicuro, anche al fine di preservare la funzionalità e continuità dei servizi nell’interesse della collettività».
La lettera si chiude con un proprio e vero appello a Draghi: «Le chiediamo un atto di responsabilità che non può essere condizionato da ragioni che non siano l’emergenza sanitaria e sociale, la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori, a maggior ragione quando è stato dimostrato che si coniugano con l’efficienza dei servizi pubblici e privati».
PREGLIASCO: “UTILE RITORNO A SMART WORKING MASSICCIO” – Ma non ci sono solo le sigle sindacali ad essere d’accordo con il ritorno del ‘lavoro agile’. Diversi gli esperti a favore, come ad esempio il virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano: “Secondo me sarebbe una cosa assolutamente utile un ritorno massiccio allo smart working”, dice sul tema all’Adnkronos Salute.
“Il pericolo maggiore con la variante Omicron – spiega l’esperto – ora è la facilità del contagio, quindi va ridotto il numero della gente in giro. L’alto numero dei casi, anche se è vero che per la maggior parte sono banali – conclude – può diventare un problema”.
M5S CHIEDE RIPRISTINO – Ieri intanto, in una nota stampa i senatori del MoVimento 5 Stelle nella commissione Affari Costituzionali Vincenzo Garruti, Maria Laura Mantovani, Gianluca Perilli, Vincenzo Santangelo e Danilo Toninelli, è arrivata la richiesta M5S: “Siamo nel pieno di una quarta ondata che, per quanto sia meno allarmante dal punto di vista sanitario, non può essere sottovalutata. Per questo, non appena ne avremo la possibilità, come Movimento 5 Stelle presenteremo degli emendamenti per ripristinare il lavoro agile emergenziale nella Pubblica Amministrazione”, affermano.
“Il lavoro agile già a partire dalla prima ondata della pandemia – commentano – ha dimostrato di essere uno strumento molto utile per scongiurare la paralisi degli uffici pubblici e dei servizi da erogare ai cittadini, evitando al contempo pericolosi assembramenti nelle sedi della Pubblica Amministrazione e riducendo il traffico nelle città e la presenza di cittadini sui mezzi pubblici. Il grande lavoro svolto dalla ministra Dadone durante il governo Conte II ha consentito di perfezionare una modalità di lavoro nata inevitabilmente in condizioni di estrema emergenza. Sbaglia il ministro Brunetta nel ridurre all’osso oggi il ricorso al lavoro agile, nel suo ruolo ha il dovere di comprendere e valorizzare al meglio le enormi potenzialità del digitale, grazie al quale sta cambiando il modo di lavorare di tutti noi. E da questo indirizzo non si torna indietro”.
“Le inefficienze, i comportamenti scorretti di chi approfitta dello smart working per sottrarsi ai propri doveri non devono essere un alibi, è compito del Dipartimento della Funzione Pubblica e dei dirigenti degli uffici far funzionare i piani di organizzazione del lavoro, a partire dai Pola”, concludono.