(Adnkronos) – Smart farming e strumenti contrattuali risulteranno due tra le principali chiavi di lettura per il futuro dell’agricoltura italiana nell’ambito del Piano strategico nazionale per l’attuazione della riforma della Pac 2023-2027 e che è ora al vaglio della Commissione Europea. E’ possibile che il piano da qui a giugno si perfezioni con alcune integrazioni e correzioni, frutto del negoziato. Tuttavia la struttura è in gran parte definita e rivela come il nostro Paese abbia deciso da un lato un atterraggio morbido e diluito nel tempo del processo di convergenza dei valori dei titoli e dell’altro di calibrare l’intervento ambientale su alcuni specifici settori, come zootecnia e olivicoltura.
In ogni caso gli impatti su alcune porzioni della nostra agricoltura, in particolare quelle aziende con titoli dal valore oggi sopra la media nazionale, non saranno trascurabili. Di questo tema se ne è parlato oggi nel corso di una diretta streaming da Bologna all’evento “Nuova Pac e possibili impatti sull’agricoltura italiana: come i principali cambiamenti normativi si inseriscono nel quadro della struttura produttiva nazionale” organizzato da Nomisma, in collaborazione con Philip Morris Italia e con il contributo scientifico di Food Trend Foundation e la partecipazione tra gli altri del sottosegretario alle Politiche agricole Gian Marco Centinaio e del parlamentare europeo Paolo De Castro che ha moderato l’incontro in veste di presidente del Comitato Scientifico di Nomisma.
Inoltre, si è argomentato come nella strategia nazionale diventa centrale il tema della gestione dei rischi che, mai come in questa programmazione, conterà su risorse cospicue e strumentazioni nuove. Circa 3 miliardi di euro a sostegno degli strumenti di gestione del rischio e la realizzazione del primo fondo mutualistico nazionale a copertura dei rischi catastrofali, la cui frequenza e intensità è aumentata nel corso di questi ulti anni.
Per la prima volta gli Stati membri hanno goduto di alcuni rilevanti gradi di libertà nella definizione delle risorse e nella selezione dei meccanismi di erogazione dei pagamenti diretti. Le principali scelte dell’Italia, maturate nell’ambito di un tavolo di partenariato che ha coinvolto le regioni e le parti economiche e sociali, sono state finalizzate a conseguire due grandi obiettivi: quello di riequilibrio nella distribuzione delle risorse e di rafforzamento dell’architettura verde della Pac. Riguardo al primo obiettivo, l’Italia ha deciso di mantenere il sistema dei titoli, destinando annualmente al Sostegno di base 1,678 miliardi di euro. Nel loro ricalcolo questo si traduce in una contrazione del 47% rispetto ai 3,168 miliardi di euro erogati a favore di pagamento di base e greening nel 2020.
Diversi gli interventi per ridistribuire le risorse dai titoli più alti a quelli più bassi. Per il valore dei titoli, è stato fissato un tetto massimo di 2.000 euro dal 2023. Contestualmente, prosegue il percorso di convergenza: nel 2026 tutti i titoli raggiungeranno un valore almeno pari all’85% del valore medio nazionale (167,19 euro). I titoli più alti saranno quindi soggetti ad una progressiva riduzione in quattro step, con uno “stop loss” al 30%. Tramite il sostegno ridistributivo circa 349 milioni di euro saranno erogati alle aziende agricole di minori dimensioni (il sostegno è ammesso fino ad un massimo di superficie pari a 14 ettari, per dimensioni aziendali inferiori ai 50 ettari).
Infine viene confermato l’aiuto accoppiato che, con una dotazione di 454 milioni di euro all’anno, interesserà i cereali (frumento duro e riso), alcune colture industriali (barbabietola da zucchero e pomodoro da trasformazione), oleaginose e leguminose (eccetto la soia), gli agrumi e l’olivo, oltre alla zootecnia.