I ricercatori Paolo Riva, Simona Sacchi e Marco Brambilla dell’ateneo milanese, hanno portato avanti uno studio fra chi ’interagisce’ con le slot e chi le usa solo come semplice gioco d’azzardo. L’esperimento consiste nel creare due gruppi di giocatori, nel primo caso ci sono i cosidetti ’giocatori seriali’, nel secondo persone che mediamente non giocano mai alle macchinette. Sono stati dati 5 euro per ciascun giocatore e lasciati liberi di giocare online. ll risultato è sorprendente, l’incremento delle perdite va a sfavore di chi ’umanizza’, tendendo a creare una vera e propria sintonia mentale con la macchina, creando una sorta di sfida dove vince il più forte, ed ha finito la partita con 3 euro in tasca. Le persone che non si trovano abitualmente davanti ad una slot, riconoscono che dipende tutto da un algoritmo matematico pre-programmato per erogare un certo numero di vincite e di perdite ed ha terminato la sfida con 4,50 euro in tasca. Le slot machine sono un ’rischio di salvezza’, che troppo spesso viene vissuto da molti come un’ancora di salvezza per arrotondare stipendi e pensioni. A queste categorie di persone, andrebbe invece spiegato che sono macchine costruite per far guadagnare… chi le gestisce.
Damiano