“Il lavoro non è un gioco”, uno slogan che restituisce dignità ad un settore troppe volte equivocato, denunciando al tempo stesso l’entità di un dramma economico – uno fra i tanti – legato alla filiera del divertimento.
Perché un conto è il losco mondo dell’azzardo, dell’usura, e delle frodi, altro quello delle scommesse ordinarie, delle sale Bingo, o delle più ‘delicate’ slot da bar.
Economicamente parliamo di un gettito erariale che da solo rappresenta addirittura il 4% del Pil. In Italia si conta una macchinetta ogni 143 abitanti. Dunque, dopo ben 224 giorni di fermo totale, come denuncia il sito dell’Associazione Temporanea Imprese Gioco Lecito, ora in Italia sono a rischio circa 150mila posti di lavoro.
Basta considerare che, soltanto nel Lazio, questo settore annovera almeno 3mila attività.
Così i titolari, i gestori, ed i lavoratori delle sale scommesse, (bingo e slot), hanno deciso di far ascoltare il loro disperato grido di allarme, manifestando a Roma, in Piazza de Popolo.
Come spiegano dall’Associazione, la rabbia è dettata anche dal fatto che, attenendosi alle rigide disposizioni dettate dai vari Dpcm, tutte le attività avevano adottato tutti i protocolli di protezione e sicurezza, investendo cifre importanti. Ma non è servito a niente.
Dunque, ciò che viene richiesto all’attuale governo, è di poter tornare a lavorare “nei tempi più rapidi possibili, almeno nelle regioni gialle”.
Anche perché, rimarcano, “Non siamo lavoratori di serie B, non dobbiamo vergognarci del nostro lavoro, difendiamo la nostra dignità”.
C’è poi un particolare non da poco da considerare: come dicevamo, in termini erariali, questa enorme filiera rappresenta per lo Stato oltre 5 miliardi di euro l’anno. Paradossalmente, gran parte dei bonus e dei ristori allocati dal governo in questi mesi di fermo commerciale ed imprenditoriale, sono stati attinti in gran parte proprio dai proventi di queste attività.
Da segnalare infatti, in piazza, tra i manifestanti, anche diversi rappresentanti politici, come Paolo Lattanzi (Pd), Mulè (Forza Italia), e Rosato (Italia Viva), i quali hanno ben condensato la questione sostenendo la protesta, e commentando “la vostra attività consente di alimentare le casse dello Stato ed evitare che il gioco illegale trovi spazio. Voi siete un’alternativa alle mafie che ora ringraziano per le chiusure“.
Dunque è giusto ribadire che ‘questo lavoro non è un gioco’…
Max