Le politiche attive sono chiamate a svolgere un ruolo determinante nella fase della ripresa e la formazione delle risorse umane ne rappresenta lo strumento più efficace. Un rinnovato sistema della formazione deve assorbire concretamente inoccupati e giovani in modo coerente rispetto alle aspettative del mercato del lavoro. Queste le tematiche al centro del dibattito ‘La centralità delle politiche attive nella fase della ripresa: competitività delle imprese e occupabilità delle persone’ organizzato da Sistema Impresa e Confsal che si è tenuto mercoledì 30 giugno a Roma.
All’evento hanno partecipato in qualità di relatori l’onorevole Cesare Damiano, già ministro del Lavoro e presidente dell’associazione Lavoro&Welfare; il ricercatore Emmanuele Massagli, presidente di Adapt (Associazione studi nazionali e internazionali comparati sul diritto del lavoro e sulle relazioni industriali) e docente di pedagogia del lavoro presso università Lumsa e Università di Modena; Maurizio Mirri, direttore politiche attive per il lavoro Gi Group spa; Angelo Raffaele Margiotta, segretario generale di Confsal; Berlino Tazza, presidente di Sistema Impresa. Ha moderato Rosalba La Fauci.
“La crisi dovuta alla pandemia – ha commentato Cesare Damiano – ha richiesto una strategia trasversale di risposta capace di garantire una compresenza di alcune misure di politiche attive del lavoro, ad esempio il Fondo nuove competenze, un esperimento interessante che renderei strutturale, insieme ad una proposta sul fronte delle politiche passive mirate al sostegno al reddito. La fase attuale rivela un cambiamento in positivo: è in atto la ripresa che ci obbliga, però, a proiettarci nel nuovo contesto con strategie idonee ed efficaci. La formazione in azienda con la rimodulazione dell’orario di lavoro potrebbe essere una delle soluzioni capaci di favorire la produttività del lavoro e, al contempo, garantire i livelli occupazionali”.
Per Emmanuele Massagli, presidente di Adapt: “la qualificazione e la riqualificazione delle competenze costituiscono il punto di convergenza tra gli interessi del lavoratore e dell’azienda. Il lavoratore, qualora l’azienda fornisca le coordinate per attuare un miglioramento delle competenze in ambito non formale, giudica il percorso come un valore aggiunto. Parallelamente, però, bisogna spingere anche sul fronte dell’apprendimento formale. In assenza di una strategia che ritiene centrale la costruzione delle competenze imprese e lavoratori sono destinati ad essere marginalizzati nel mercato”.
“Solo in un’ottica di sussidiarietà tra pubblico e privato – ha spiegato il dirigente di Gi Group Maurizio Mirri – potrà esserci una conseguenza positiva rispetto alle azioni di politica attiva. Non esiste un’agenzia nazionale dedicata al tema e ognuno procede per compartimenti. Il sistema della formazione continua in Italia funziona come si evince dal grande lavoro svolto dai fondi interprofessionali”.
“Ma – ha aggiunto – rimane un punto dirimente da risolvere: come si valuta l’efficacia della formazione finalizzata all’inserimento lavorativo? Occorre costruire un osservatorio comune di soggetti che, a vario titolo, sono in grado di leggere i reali fabbisogni delle imprese con lo scopo di generare il capitale umano corrispondente alle richieste del mercato. Il dialogo tra il sindacato Confsal e l’associazione datoriale Sistema impresa rappresenta un esempio virtuoso per individuare la soluzione migliore per affrontare la fase di transizione che ci attende”.
“La grande sfida – ha dichiarato Angelo Raffaele Margiotta – è creare un sistema unitario di attivazione al lavoro che si occupi di rafforzare la cultura della formazione continua e permanente, che affronti in termini rinnovati il tema del sostegno al reddito e che sia in grado di estendersi fino ad includere la dimensione del privato”.
“Nell’ambito della ripartenza – ha commentato il presidente di Sistema Impresa Berlino Tazza – diventa imprescindibile la valorizzazione del principio e della prassi della bilateralità per ridare slancio all’economia e al mercato del lavoro. Sistema impresa condivide con Confsal la governance di importanti organismi paritetici quali Ebiten, l’Ente bilaterale del terziario, il Fondo Fass che opera nel campo dell’assistenza sanitaria integrativa e soprattutto il Fondo paritetico interprofessionale Formazienda”.
“Si tratta – ha chiarito – di una realtà che dal 2008 ad oggi ha formato 500mila persone direzionando alle imprese, soprattutto pmi, finanziamenti per 150 milioni di euro. Lavorare in modo continuativo e puntuale sul tema della costruzione di nuove competenze significa esercitare l’azione prioritaria nell’ambito delle politiche attive. E’ la strategia che consente di ottenere più competitività e occupabilità gettando le basi per una ripartenza stabile duratura”.