Quella che segue è una lettera dei profughi siriani trattenuti da giorni in un commissariato di polizia in Egitto, che è riuscita a filtrare e raggiungere i media internazionali. C’è il rischio forte che queste persone vengano trasferite in un vero e proprio carcere, mentre continuano gli arresti, anche oggi, di altri rifugiati. “Noi prigionieri del posto di polizia Al Rashid ad Alessandria d’Egitto, arrestati il 14 aprile 2014, e a nome di tutti i prigionieri siriani presenti nelle carceri egiziane, chiediamo un corridoio umanitario verso l’Europa. Non siamo delinquenti per meritare di essere messi in carcere, con i nostri bambini e le nostre donne. Solo in questo posto di polizia ci sono 44 i bambini che dal 14 dormono a terra, non hanno pannolini a sufficienza, non mangiano né dormono bene. In vita nostra non siamo mai rimasti senza una doccia per una settimana. Qui le condizioni igieniche sono a dir poco pericolose e i nostri bambini si ammalano giorno dopo giorno. Come ha sofferto l’Europa negli anni del nazifascismo stiamo soffrendo oggi noi. Questo è l’olocausto siriano, molti di noi anche dopo l’uscita dal carcere non potranno rinnovare il loro permesso per restare in Egitto. Non possiamo tornare nella nostra terra, perché molte delle persone qui presenti hanno i loro nomi nelle liste nere del regime siriano e quindi un ritorno in Siria significa pena di morte. Non possiamo rinnovare il permesso per restare in Egitto e non possiamo tornare in Siria perché molte delle persone qui presenti hanno i loro nomi nelle liste nere del regime e quindi un ritorno significherebbe la pena di morte. Con noi c’è una persona che sta male e che ha bisogno di cure, perché è stata torturata nelle prigioni siriane. È arrivato il momento che il mondo senta il nostro grido, anche noi siamo essere umani e non vogliamo che il mondo si svegli un giorno per commemorare un altro 27 gennaio.