2011: dalle manifestazioni allinizio della guerra
Nei giorni precedenti al 15 marzo a scuotere il paese erano state semplici manifestazioni di piazza organizzate tramite Internet e i social network dai cittadini siriani per opporsi al regime di Assad. Proteste che il governo aveva tentato di arginare impedendo lutilizzo del web nonché di Facebook, Twitter e YouTube.
Le manifestazioni continueranno fino a giugno 2011 concentrandosi principalmente nella città di Dar’a. È la reazione del governo, però, che cambia. Nonostante le parziali concessioni alle richieste della popolazione, la risposta del presidente siriano sarà principalmente una, la repressione con luso della forza. Tra i civili iniziano a farsi registrare le prime vittime. È in questo contesto che comincia ad aumentare il numero dei protagonisti in campo. Entrano infatti in scena i Fratelli Musulmani, una delle principali organizzazioni islamiste. A questi si aggiunge lEsercito siriano libero (ESL), composto da membri della polizia e dellesercito siriano che scelgono di disertare e opporsi ad Assad.
Sarà la ancor più aspra repressione del governo a dare il via ai primi episodi di utilizzo delle armi da parte dei civili. Si avrà quindi il definitivo inizio della guerra anche in virtù della presenza, ora, di due veri e propri schieramenti contrapposti di combattenti.
2012: spuntano i terroristi. Il mondo si divide
Linizio del nuovo anno è caratterizzato da un piccolo evento, apparentemente poco significante, ma che segnerà irrimediabilmente il conflitto. Per la prima volta, scende apertamente in campo un gruppo jihadista. Si tratta del Fronte al-Nusra, lala più radicale del fondamentalismo sunnita, affiliato ad Al-Qaeda. Pur combattendo a fianco dellESL, introduce una strategia di attacco differente, più violenta e con esplicite finalità terroristiche.
I mesi successivi vedranno ancora numerosi scontri e una progressiva avanzata delle truppe ribelli, le quali, pur se con qualche difficoltà, iniziano a guadagnare posizioni. È in questo contesto che il mondo comincia a schierarsi a favore o contro il governo. A sostegno dellEsercito siriano libero, la Turchia, gli Stati del Golfo Persico, gli Stati Uniti e lUnione europea, in particolare con Francia e Gran Bretagna. Dalla parte del presidente Assad, lIran e la Russia. Sostanzialmente a metà tra i due fronti si pongono le Unità di Protezione Popolare (YPG), braccio armato del Comitato Supremo Curdo che rappresenta la popolazione di etnia curda siriana in Iraq. Pur considerando i ribelli come alleati, lYPG nutre scetticismo nei loro confronti a causa dei legami con la Turchia e le fazioni islamiste. La guerra si espande definitivamente oltre il territorio della Siria.
Si è solo allinizio del conflitto ma gli schieramenti stanno diventando più complessi e intricati che mai.
2013: lascesa dei jihadisti
Mentre proseguono gli scontri, il conflitto conosce la svolta più significativa e preoccupante. Pur se formalmente liniziativa ribelle è ancora nelle mani dellESL, prendono sempre più forza le formazioni jihadiste. Non solo interviene, affiancando le truppe governative, lala militare del partito politico Hezbollah, considerato da molte nazioni (in particolare USA, Egitto, Israele, Canada e Australia) come unorganizzazione terroristica. Ruolo centrale viene assunto da al-Nusra e, soprattutto, dallISIS. Lo Stato islamico dellIraq e del Levante (in seguito Stato islamico dellIraq e della Siria, poi semplicemente Stato Islamico) si schiererà apertamente contro il governo siriano in vista di un ben più ampio progetto, la Jihad globale e la restaurazione del califfato.
Nellagosto del 2013, si registra per la prima volta luso di armi chimiche da parte dellesercito governativo, con un massiccio attacco nellarea intorno alla città di Damasco.
2014: conferenze di pace, califfato e intervento internazionale
Quella che era nata come una guerra civile, inizia a delinearsi sempre più come un conflitto su scala mondiale. Il nuovo anno inizia con una poco fruttuosa conferenza di pace a Ginevra. Lunico risultato che si ottiene è una breve tregua nella città siriana di Homs per permettere levacuazione dei civili.
Sono però altri gli eventi che caratterizzano il 2014. Episodi che, non certo in Siria, mettono in secondo piano la guerra civile. Il nuovo pericolo, per la penisola araba e per il mondo intero, è lISIS. Quello che era nato come un gruppo terroristico procede a passi spediti verso il raggiungimento del suo obiettivo. È il 29 giugno quando il leader Abu Bakr al-Baghdadi proclama la nascita del califfato. Il nuovo stato comprende territori siriani e iracheni controllati del gruppo jihadista.
Da qui in avanti lintervento delle altre nazioni sarà effettivo. Nel mese di settembre cominceranno i raid anti-ISIS della coalizione guidata dagli Stati Uniti. A venir colpite saranno prima le zone dellIraq e, solamente in seguito, quelle della Siria.
2015: il conflitto si complica. Lattacco russo
La situazione si è ormai nettamente modificata. Dove cera lo scontro tra ribelli e forze governative, si è ora inserito quello che, paradossalmente, diviene il comune nemico numero uno. Prima di tutto per le due potenze USA e Russia, luna contro laltra pro Assad. I raid USA erano già iniziati nei mesi precedenti, da ottobre partono anche quelli russi. Forse è ancora più significativo il fatto che in questi mesi lo stesso al-Nusra diverrà obiettivo degli attacchi dellISIS, rendendo ancor più caotico un contesto di per se già estremamente complesso.
2016: nonostante il cessate il fuoco le morti continuano
Momento più importante del nuovo anno è laccordo siglato da Stati Uniti e Russia. Il 12 febbraio viene approvato linvio di aiuti umanitari alla popolazione siriana e, soprattutto, il cessate il fuoco. Uno stop che ovviamente non coinvolgerà lo Stato Islamico e il Fronte al-Nusra.
Pur se significativo, laccordo non ha messo fine alle numerose morti che, dopo 5 anni di guerra hanno raggiunto cifre esorbitanti. Stando alle stime dellOsservatorio Siriano per i Diritti Umani, le vittime civili e militari dei diversi schieramenti, allagosto del 2015 erano già più di 260mila.
Come se non bastasse, ci sono altri numeri che impressionano. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati individua che, a luglio 2015, erano 4 milioni i rifugiati siriani allestero e 7 milioni gli sfollati allinterno del paese.
Nel computo rientrano anche i bambini. Stando ai dati Unicef sono più di 8 milioni quelli colpiti dalla guerra in Siria. Tra questi ci sono tutti quei giovani e giovanissimi (anche di 7 anni) che sono stati arruolati dai diversi schieramenti in campo per combattere una guerra il cui esito sembra essere estremamente lontano.
Luca Crosti