Sono almeno 126 gli autobus, ha riferito l’Osservatorio siriano per i diritti umani, dovrebbero evacuare almeno 4 mila persone a Fua e Kefraya, nella provincia nordoccidentale sciita di Idlib, dove sarebbero presenti circa ventimila persone, tra cui settemila minori. Ad Aleppo est, invece, vi sono ancora circa 40mila civili e tra 1.500 e 5.000 combattenti con le loro famiglie. Ed oggi è ripresa, non senza incidenti, l’evacuazione dei civili nella zona est di Aleppo. Secondo la tv statale siriana, diversi autobus del governo di Damasco sono entrati nella martoriata città per portare via le persone rimaste intrappolate in condizioni sempre più disperate, al gelo e senza cibo. Le operazioni sono condotte sotto la supervisione del Comitato internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna rossa siriana. M le cronache rivelano anche che almeno sei bus del convoglio incaricato di evacuare i residenti dei due villaggi sciiti sono stati attaccate e bruciati. L’attacco è stato condotto nei pressi di Foua, apparentemente da membri del gruppo terrorista Fath al-Sha, espressione di siriana di al-Qaeda. Dal canto suo Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, in un’intervista al settimanale Bild am Sonntag ha giustificato la decisione dell’Alleanza di non intervenire militarmente nel conflitto: “Stiamo vivendo una terribile catastrofe umanitaria in Siria. Tuttavia, a volte il prezzo dell’uso dei mezzi militari si rivela inferiore alla loro utilità”, ha affermato sottolineando però anche che “c’è il rischio che si trasformi nel più grande conflitto nella regione o che altri innocenti muoiano. Se avessimo reagito ad ogni problema, ad ogni catastrofe umanitaria con i mezzi militari, saremmo stati in un mondo pieno di guerre e sofferenze. Sulla Siria ha quindi concluso – i membri dell’Alleanza Atlantica hanno deciso che l’uso delle forze armate può rendere più terribile una situazione già terrificante”.
M.