Ora, senza stare a dilungarci troppo sul reale senso di destra o di sinistra oggi, nel 2020 (se ne parlerà), per ora limitiamoci a fare una ‘panoramica’ rispetto alla campagna elettorale che ci apprestiamo a vivere nella Capitale.
Intendiamoci, non si tratta soltanto di un ‘politico’, ma di uno storico ed accademico. All’interno del Pd il suo curriculum si fa importante dal 2009, quando viene eletto come deputato europeo. Poi viene chiamato a presiedere la Commissione per i problemi economici e monetari e, da lì, finisce poi a Palazzo Chigi nelle vesti di ministro dell’Economia.
Una persona estremamente serena e seria, forse fin troppo. Austero nell’immagine (ha 57 anni ma ne dimostra di più), Roberto Gualtieri incarna il classico ‘professore’, preparatissimo e tecnicamente inappuntabile ma, nella vita di tutti i giorni, forse non la persona ideale con la quale ambire di andare a farsi una ‘birretta’!
Dunque una scelta di ‘sostanza’ quella del Pd, pensando ad un futuribile sindaco per la Capitale. Ma i tempi cambiamo, ‘l’Argan della situazione’ oggi è purtroppo per i più uno sconosciuto e, a malapena, ci si ricorda dei giovani e rampanti Rutelli e Veltroni che, così come le bellissime ‘Estati romane’, a modo loro sono ‘riusciti’ ad entrare nell’immaginario popolare. Oggi, dicevamo, i tempi sono cambiati. Roma poi è una città difficilissima, non tanto per la totale disorganizzazione che regna, quanto per l’altalenante ‘suscettibilità’ dei suoi abitanti i quali (purtroppo), subiscono moltissimo l’immagine e la simpatia.
Prendiamo ad esempio lo sfidante che (si fa per dire), guarda in ‘cagnesco’ Gualtieri dall’altra sponda: Enrico Michetti. Questi in realtà, pur vantando allo stesso modo una serissima formazione tecnica ed universitaria, politicamente è uno ‘sconosciuto’, non avendo sino ad oggi militato fisicamente in nessuno schieramento. Un elemento non da poco vista ormai l’evidente diffidenza che segna e separa l’istitutore dal cittadino. Ma Michetti ha dalla sua una potentissima ‘arma di comunicazione’: la radio. La sua notorietà è infatti frutto delle sue frequenti ‘sortite’ in quel dell’ascoltatissima ‘Radio Radio’ dove, in un crescendo di consensi, ha lungamente ‘seminato’, seguendo comunque una linea, certamente non di sinistra. A riprova della sua notorietà, il fatto che – all’unanimità – il centrodestra ha deciso di puntare su questo illustre ‘sconosciuto’, ‘piazzandogli’ vicino l’altrettanto (mediatamente parlando) ‘noto volto’ di Simonetta Matone: donna, ed esperta di Giustizia, con una specializzazione nella gestione dei problemi legati ai minori. ‘
Tornando a Gualtieri, ‘forse’, rispetto al ‘trend’ che segna l’immaginario dell’elettore medio romano, rischia di non fare breccia – paradossalmente – per eccessiva serietà e, cosa non da poco, per rappresentare (suo malgrado), uno ‘scampolo’ del governo Conte, a Roma veramente poco amato. Ma qui tornano in gioco le ormai ‘antiche’ ed inguaribili dinamiche dem, secondo cui, per avere possibilità di ‘ambire’, bisogna passare attraverso le forche caudine di un ginepraio interno inframezzato da differenti correnti, visioni contrastanti e, su tutto, un fare politica ormai vetusto. Anche perché, se è vero che oggi non esistendo più i partiti, non esistono più nemmeno le ‘scuole di politica’, nel corso degli anni in casa Pd nulla è stato fatto per affinare e ‘resettare’ una preparazione oggi approssimativa.
Ora, tolto il fatto che a Roma ‘non si muove foglia senza che Orfini-Bettini non voglian’, viste le difficoltà che regnano in questa campagna elettorale (la stessa Raggi, così come Calenda non scherzano, e lo dimostreranno), forse mai come stavolta il Pd avrebbe dovuto dare un segnale di cambiamento. Anche perché, ‘pescando’ al suo interno, non è che manchino personaggi in grado di competere.
Intanto, perché non una donna? Lorenza Bonaccorsi, sottosegretario di Stato al ministero per i beni e le attività culturali, in quanto tale avrebbe sicuramente rappresentato una sorpresa.
Così come il ‘giovane’ (ha la stessa età di Gualtieri ma non sembra), Umberto Marroni, la cui militanza risale addirittura agli anni ’90, quando la politica era ancora quella fatta dai ‘leader’. Un ‘ragazzo’ che ha conosciuto sia l’Aula Giulio Cesare, che quella di Montecitorio.
Ma siamo sempre lì, quando si tratta di puntare sui giovani o sulle donne… il Pd si chiude a riccio…
Max