SICUREZZA INFORMATICA, C’È ANCORA MOLTO DA FARE di Raffaello Palandri

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    A leggere il primo Cyber Security Report, ossia il rapporto sulla sicurezza informatica nella Pubblica

    amministrazione italiana, c’è poco da stare tranquilli: i dati rilevati mostrano inequivocabilmente che la

    maggior parte dei comuni, delle Asl e degli ospedali presi in esame sono impreparati ad affrontare un

    eventuale attacco da parte di hacker che volessero raccogliere dati personali e cartelle cliniche.

    Il rapporto, primo del suo genere in Italia, realizzato dal CIS – Research Center of Cyber Intelligence and

    Information Security dell’Università La Sapienza di Roma nel 2014 e presentato alla fine di dicembre, con

    la collaborazione dell’AGID – Agenzia per l’Italia Digitale, e il supporto del Dipartimento delle Informazioni

    per la Sicurezza della Presidenza del Consiglio dei Ministri, mostra impietosamente l’arretratezza o peggio

    ancora la totale mancanza di consapevolezza del rischio da parte di numerose istituzioni, fatte salve poche

    realtà virtuose, tra le quali spiccano l’INPS, la Corte dei Conti e la regione Friuli Venezia Giulia.

    I dati desumibili dal rapporto testimoniano della facilità con la quale gli esperti del CIS siano riusciti ad

    accedere ai sistemi informatici delle istituzioni messe alla prova, arrivando a ottenere la totalità delle

    informazioni personali degli utenti registrati, il che equivale ad un potenziale furto di identità, così come,

    nel caso di ASL e ospedali, l’accesso alle cartelle cliniche, potenzialmente permettendo di ricostruire

    integralmente la storia sanitaria di un qualsiasi paziente. Metà delle amministrazioni centrali, tutte le Regioni italiane, circa il 90% dei comuni posti sotto esame

    dal centro di ricerca della Sapienza e dall’AGID hanno un livello di consapevolezza e quindi di difesa

    da potenziali attacchi informatici decisamente insufficiente, un risultato che evidenzia l’importanza di

    perseguire gli obiettivi indicati nel Quadro Strategico Nazionale per la Sicurezza dello Spazio Cibernetico,

    circa la definizione e la difesa degli asset e delle informazioni essenziali per il mantenimento della

    sicurezza, del benessere e del livello dei servizi in un paese come il nostro che vuole essere protagonista in

    un mondo sempre più connesso digitalmente. Il rapporto, che mirava a fornire agli esperti una fotografia dello stato attuale della sicurezza del sistema

    informatico nazionale nei servizi vitali, ha mostrato come sia urgente una razionalizzazione dei centri di Information Technology presenti in Italia e come la pubblica amministrazione debba aumentare il numero

    di esperti in Sicurezza Informatica alle proprie dipendenze. Il tutto, prima che il nostro ritardo rispetto ad altri paesi non solo sia un dato statistico ma possa

    trasformarsi in un danno reale.